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Cronache di una merda annunciata

27 Maggio 2014

Stazione Trastevere, ore 22,40. Aspetto il treno per Nomentana in compagnia della Benotto da corsa, quando a un paio di binari di distanza un barbone insegue minaccioso la compagna. All’inizio la scena fa ridere, sembra Caio che insegue Semola ne “La Spada nella Roccia”: “questa volta quantèvveriddìo…” e lei piagnucola goffa. Quando volano un paio di schiaffi, però, io e un paio di coattelli ci avviciniamo dai sedili per capire cosa succede.

C1 – “Ma se stanno a menà?”

C2 – “Eh pare de sì, me pareva na coltellata”

C1 – “Boh, per ora famose i cazzi nostri”, si dicono.

I toni tra i due sembrano calmarsi, quando vola un calcio. Lego la bici a un palo del binario 4, mancano pochi minuti al treno che è in ritardo. Un ambulante maghrebino mi placca con un cestino pieno di snack da macchinetta automatica e due girandole dando un ulteriore tocco surreale alla scena. Nel frattempo lui spinge lei nell’atrio interno, io lascio la bici e vado a cercare i vigili e i militari che 24 ore su 24 stazionano fuori dalla stazione dai tempi dell’emergenza sicurezza della Giunta Alemanno.

“Un uomo sta picchiando una donna, lì dentro!”

“Come scusi?”mi risponde il poliziotto.

Le ho detto che si stanno menando, non li sente? Sono qui dietro l’angolo.”

E io che ci posso fà?”

Come, scusi?”

“Ah, ma sono due barboni vero? Guarda, lei è la fidanzata, se menano sempre”

” Ma scusi, e voi non fate mai nulla?”

” E che devo fà, con gli 80 euro che m’ha promesso Renzi?”

” Scusi, ma cosa c’entra?”

All’insistenza delle mie richieste lui si avvia con un paio di militari della pattuglia verso l’interno dell’edificio.

“Sono loro?”, li indica. Lei è accucciata in un angolo, lui piegato su di lei, le parla a voce bassa e minacciosa. Poi, rivolgendosi a lui con una certa confidenza disinvolta:

“A Persico che stai a fà? La stai a menà?”

“Io a menà? Ma checcazzo stai a dì? Malimortaccivostra!”

Dopo queste parole, i due si alzano e si allontanano in direzioni diverse. Sono avvilito, ma almeno di questo soddisfatto. In quel momento sento la campana, sta passando il treno in compagnia del suo ritardo, io sono ancora al binario 1: corsa nel sottopassaggio, doveminchiastannolechiavi, slego la bici mentre chiamo il capotreno chiedendogli di aspettarmi, mi cade la catena con le chiavi ancora inserite, monto il mio fardello informe ormai fatto di chiavi, catene spaiate e acciaio arrugginito, dicendo col fiato rimasto al capotreno: “Scusi, non ho avuto tempo per fare il biglietto, lo posso fare a bordo?”

Lui mi sorride con fare sornione e mi risponde sorridendo:

Sarebbero 50 euro di multa, facciamo 6 con il sovrapprezzo per fare il biglietto a bordo e la bici, và

3 euro in più per non essersi fatto i cazzi propri. Significativo scambio di sguardi coi coattelli, che nel frattempo erano rimasti sul binario. 3 a 0 pe’ lui.
Con fare neutro, gli spiego quello che è appena successo.

Dopo essersi procurato il resto, il capotreno entra in confidenza.

“Eh, certo qui a Roma la situazione è… come dire, particolare”
Resto qualche istante in silenzio in attesa di una sua precisazione che non arriva, poi gli chiedo: “Dalla sua parlata, deduco che le sue origini sono a latitudini più a nord di qui, dove magari queste cose non succedono.”
“Eh già, sono di Mestre… Pure noi, magari più verso Padova, abbiamo stazioni piene di questa gente qui, drogati, barboni, delinquenti del genere, guardi, è proprio uno schifo, a volte sono i cittadini a sostituire le Forze dell’Ordine, con delle ronde.”
Il capotreno leghista, ce mancava.

Veramente io mi riferivo alla guardia.”

Attimo di gelo silenzioso da parte sua, poi svia il discorso sui trasporti pubblici, biciclette e Trenitalia. Mi racconta dei suoi disagi sulla linea che copre abitualmente, di vetri imbrattati che costano molto alla società per cui lavora.

Le posso chiedere una cosa, per curiosità? Non per farmi gli affari suoi… ma come mai è venuto a lavorare qui in Nord Africa?”

2 a 3 pe’ lui, fuori casa per giunta: certo ero vicino al pareggio, ma Stazione Nomentana ha posto fine all’incontro.

(sì, la foto l’ho scattata stamattina a Rione Monti e per puro caso rappresenta il tricolore nazionale, mi pareva la più adatta all’articolo.)

 

Cronache di una merda annunciata