#10 Destinazione pizzoccheri
Giunto nei pressi di Tola, lo stomaco mi ricorda che sono le due passate, ed evidentemente allerta lo sguardo, che si posa su una disadorna insegna: bar trattoria. Entro nell’edificio in legno, che sembra più un’abitazione privata, tre tavoli, due anziani dagli sguardi diffidenti e un bancone.
“è possibile pranzare?”
“sì, però ho solo spezzatino e polenta.”
Però?
Dietro quel “però” c’è tutto ciò di cui ho bisogno in quel momento, iddio la benedica signora.
Divoro il mio piatto caldo mentre gli indumenti gocciolano sulla sedia, gli sguardi degli anziani diffidenti si fanno prima curiosi, poi empatici.
Scambiamo due chiacchiere e ci salutiamo con un “complimenti e in bocca al lupo”.
Prosegue la discesa, la pioggia si fa ancora più intensa. Arrivo così a Tirano, dove mi fermo in un bar per riscaldarmi e fare il punto della situazione.
Oggi ho fatto solo 40km, e il meteo è in peggioramento. Decido di accorciare col treno fino a Morbegno, dove mi attendono gli ultimi 9 km di salita per Chempo, frazione di 45 abitanti più la mamma di Tania, sapiente preparatrice di pizzoccheri.
È proprio lei ad attendermi a fine salita con l’ombrello, insieme alla sorella e alla zia:
“Sei coraggioso, con questo tempo”
“Direi più che altro stupido.”
Il resto della serata è una benedizione fatta di burro, formaggio ed erbe di montagna, belle chiacchiere e il caldo di una stanza di legno.