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#11 – l’addio ai Monti

Partenza
Chempo
Arrivo
Milano
Giorno di viaggio
5
File gpx
Chilometraggio
131 Km
Dislivello in ascesa
1070 Mt
Tipologia di percorso
Paese
Fondo stradale
Le mie bici

Diluvia in quel di Chempo. L’allerta meteo di ieri sta ancora attraversando la Valtellina, e la pioggia non accenna a diminuire. Aspetto ancora un po’, fino a quando un raggio di sole trafigge le nuvole sopra la vallata, e mi avvio giù per la discesa per Morbegno.
Raggio di sole ingannevole: per tutta la mattina, secchiate d’acqua alternate o addirittura contemporanee a schiarite mi accompagnano lungo l’ultimo tratto del sentiero Valtellina.
Oggi sono intenzionato a mantenere un ritmo veloce e costante per compensare il taglio degli ultimi passi dal programma, il Mortirolo, il San Marco e l’Aprica. Se il maltempo ha deciso che non sarà salita, che almeno sia distanza.
Ho qualche difficoltà a imboccare il sentiero Valtellina, che vedo passare a qualche metro dalla statale e a pochi centimetri dall’Adda ingrossato: prima di trovare la rampa di accesso vado avanti e indietro per qualche km, non posso usare il cellulare come navigatore perché piove troppo.
Poi, 40km di ciclabile a bordo del mostro fangoso, che si trascina pezzi di tronco mentre continuano ad arrivare schiaffi d’acqua in faccia. Chissà se un giorno vedrò la Valtellina.
Un paio di km prima di Colico, sono obbligato a lasciare la ciclabile per allagamenti: il fiume su riprende ciò che è suo, passando sopra di prepotenza all’asfalto con ritmi molto più antichi e impetuosi di quelli dell’uomo.
E poi, finalmente, il lago. Proprio quel ramo là, quello che volge a mezzogiorno su due catene non interrotte di monti.
Proseguo un’altra decina di km sulla vecchia statale lungolago, poi una cinghia slacciata è il pretesto giusto per fermarsi e sistemare il carico.
Alzo lo sguardo, mi cade su un bar sport lungo la strada. Sono totalmente fradicio, e la sosta si trasforma in pausa pranzo: pochi avventori, tutti vecchi bestemmiatori che commentano gare di ciclismo sul maxischermo. Al tavolo in angolo, una signora decrepita siede in silenzio.
Suoni gutturali e aria densa di umidità. Dietro al banco l’unico sotto i 70, un ragazzo dal fare gioviale. La piadina calda mi ristora dall’umidità, la birra scende giù in un attimo. Riparto presto, che la strada è impaziente.

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