#9 Fuga dalla neve
Mi sveglio più tardi del solito, nel calore delle coperte del rifugio mentre fuori le raffiche di venti e pioggia imperversano.
È sabato, e hanno chiuso il passo ai veicoli a motore, per consentire di percorrerlo ai ciclisti amatori e professionisti – tra di loro, anche Cipollini.
Al tempo stesso, devo evitare il peggioramento del meteo e scendere di quota il prima possibile: la discesa sotto il temporale, i freni di Iacona e la mancanza di guanti caldi mi spaventano molto di più della salita di ieri, così decido di scendere a Bormio col bus delle 12.
Frattanto, al bar dell’hotel si radunano sportivi e l’aria si fa densa di tè caldi, cappellini Cinelli e vanaglorie sulle prestazioni di salita.
Dei ragazzi cicloturisti che sono saliti in mattinata da Bormio mi invitano al loro tavolo, sono gli unici che non parlano di tempi e medie, e hanno mountain bike con borse da turismo.
Dal bus, panoramici tornanti e torrenti in piena si perdono in un grigio piovoso. Monto così in sella a Bormio, siamo a 1300 metri e fa quasi caldo. Da qui imbocco il Sentiero Valtellina, una meravigliosa ciclabile in discesa lungo l’Adda, che oggi è particolarmente ingrossato.
Pochi chilometri fuori dal paese, infatti, trovo la strada transennata e un fuoristrada della protezione civile rimanda le auto indietro.
“Scusi posso passare con la bici? Devo andare verso Tirano”
“No, abbiamo chiuso perché le condizioni peggioreranno nelle prossime ore e prevediamo un’esondazione dell’Adda. Dovrebbe fare la statale, ma ci sono le gallerie interdette alle bici… Oppure può tornare indietro a Bormio e prendere un bus”, mi fa l’alpino dal cappello piumato della protezione civile.
“ma non c’è proprio modo? Quanto è lungo il tratto chiuso?”
“in effetti è breve, mi faccia chiamare la collega”
Passano alcuni interminabili minuti sotto lo scroscio d’acqua, poi il baffone sentenzia:
“ok, passi in fretta, che ancora si può”
Allerta arancione. Neve allo Stelvio, passo chiuso nel pomeriggio, sono passato appena in tempo. A fianco di me, il fiume è un ammasso di fango rabbioso.
Proseguo lungo la discesa del sentiero Valtellina, l’asfalto è un nastro liscio e lucido e la sensazione di scivolarci sopra è un qualcosa di primordiale che mescola metallo, carne e acqua in un ammasso umidiccio a 40 all’ora.
I posti che attraverso devono essere davvero belli, ma tutto ciò che vedo sono un grigio umido e pesante, le mani tese sulle leve freno e le gocce che mi sferzano il viso.