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Albert / Montdidier / Ayencourt

Partenza
Albert
Arrivo
Ayencourt
Giorno di viaggio
10
File gpx
Chilometraggio
49.5 Km
Dislivello in ascesa
340 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Paese
Fondo stradale
Cialtroni
Le mie bici

Notte permeata da umidità a livelli insopportabili, sveglia alle 6.30. Il furgone dei croissant ha alla guida una vecchia dall’aria svogliata e indolente; fa manovra nel campeggio, attende dieci minuti a motore acceso che qualche avventore compri i suoi cornetti, poi se ne va senza aver incassato nulla.

Si riprende il viaggio mettendo (addosso) i jeans ad asciugare; lasciamo così Albert sotto una coltre di nubi e dopo aver temporeggiato all’interno di un bar davanti a un tè caldo e un cappuccino, tanto la pioggia è anche oggi lì fuori ad aspettarci, è noi che vuole, decidiamo di tornare ad affrontarla, tanto bagnato su bagnato non fa male.

La strada è molto simile a ieri, ampi saliscendi in campi verdi e gialli a perdita d’occhio, sporadici paesini, curve e rettilinei dosati con una mistura di fascino e sadismo.

Il saliscendi altimetrico incide su quello umorale, che ritempriamo con dolci fatti in casa in una leggendaria boulangerie in un paesino semi-disabitato, dove una vecchia toglie le erbacce dai caduti del quattordicidiciotto. Dopo cinque dolci e tre pain au chocolat, ripartiamo gonfi di zuccheri. L’illusione di una meta ci coglie più volte tra le alte piante gialle e il vento.

Quando finalmente arriviamo alla bella Montdidier, la città che diede i natali a Parmentier, si apre uno squarcio di sole sull’ultimo strappo malandrino che ci separa dalla piazza centrale.

La calunnia

Ufficio di turismo – la bionda inserviente dal piglio severo ci sconsiglia, quasi imponendocelo, il campeggio che avevamo notato sulla cartina, all’uscita di Montdidier: i bagni sono sporchi, “l’erba non è tagliata”. Rinforza poi il suo invito a non andare spiegandoci che in Francia si valuta la qualità dei campeggi assegnando delle stelle, e, pensate, quello non ne ha neanche una, e che nel loro paese è un fatto inammissibile. La fissiamo con i nostri bravi volti da troglodita. Pensa un po’, pure le stelle di qualità.

“Preferisco che vi fate dodici chilometri in più e dormite comodi”, ci dice nel suo francese sbrigativo e autoritario; tanto basta a convincerci a provarlo.

Ci fermiamo a fare provviste in un supermercato e a utilizzare la connessione internet di un McDonald, al costo di un caffè e di un cappuccino.

Ormai definitivamente convinti dai consigli della tizia dell’ufficio turistico, siamo incuriositi da questo campeggio da lei osteggiato: dopo un chilometro di deviazione nei campi fioriti, attraversiamo un vecchio passaggio a livello e ci arriviamo, qualche ora prima del tramonto, quando la luce tinge ogni cosa d’oro.

Immerso nel verde di Ayencourt, il campeggio ha tre stelle ed è assolutamente pulito: gestito da due anziane e grasse signore dai capelli corti, è popolato da oche che passeggiano libere. Più giù, lo stagno ricco di gracidii.

Tutto è immerso nel verde e nella pace, a parte qualche animale che forse è un vitello, e che si lamenta capriccioso, cui segue la risposta di anatre irridenti. Mettiamo a lavare i panni e ci concediamo una fastosa cena, la più ricca dall’inizio del viaggio, il cui menu così si dipana:

Tonno*

Filetti di sgombro*

Zuppa al pollo**

Melanzane al pomodoro*

Formaggini tipo-Tigre* (la Vache que rit, la Vacca che Ride)

Dolcetti assortiti

Succo d’arancia

una bottiglia di prestigioso vino rosso da € 2

*i prodotti contrassegnati con asterisco potrebbero essere in scatola e/o conservati;

** i prodotti contrassegnati con due asterischi potrebbero essere liofilizzati e/o contenere acqua di rubinetto della lavanderia del campeggio

Per digerire, inseguo le oche.

Dopo le minacce iniziali e qualche sibilo di avvertimento, le pennute si danno alla fuga.

L’avvenimento viene documentato in formato video.

Foto