Forme / Rocca di Mezzo / Avezzano
Ripartiamo col fresco del mattino, la notte di ieri e i cani randagi che abbaiano sono fantasmi lontani.
Andiamo a recuperare il cellulare lasciato a caricare la sera prima in un ristorante, e ci offrono il caffè. Evidentemente i ragazzi con la bici che non trovano posto per dormire in paese hanno suscitato un qualche moto di pietà retroattiva.
In modo stupido e idealista, mi dico che non posso abbandonare Federico prima della salitona di Ovindoli: per di più, voglio tornare a Rocca di Mezzo, una meta ideale e pregna di significato è fondamentale per concludere il viaggio. Decido quindi di farmi la salita con lui fino a casa sua, di restare una mezzora e tornare giù a valle per prendere il treno da Avezzano.
Nonostante la ferocia dei tornanti, dominiamo la pendenza e nel giro di un’ora e qualcosa la cima è nostra. Dopo gli abeti di Ovindoli, si apre la distesa ventosa dell’Altopiano delle Rocche, e il placido corso delle nostre bici assume il centro di un mondo alto e in perenne movimento.
Facciamo spesa in un minimarket a Rovere, il “più economico dell’altopiano”. Federico constata che è effettivamente così.
Ultimi due chilometri in leggera discesa verso Rocca, ed è missione compiuta.
Si festeggia con un pranzo a base di pane, olio, sale e fagiuoli. Le vecchie abitudini sono le più vecchie a morire.
Dunque, il regionale per Roma parte da Avezzano alle 13 in punto. Si tratta di coprire 30 chilometri circa, i primi 6 in salita-pianura, discesa giù fino al Fucino, gli ultimi 8/9 di pianura. Parto circa dieci minuti prima di mezzogiorno, sotto il blando sole dei 1.400 metri di quota.
Il resto è vento nelle orecchie e gomma dei freni incandescente. E un trattore che mi rallenta la discesa per un paio di chilometri, fino a quando trovo un rettilineo per sorpassarlo.
Arrivo ad Avezzano alle 13.03.
Oggi le FFSS sono in perfetto orario.