Gent
GENT – giorno di riposo
Mi sveglio, qualcuno mi ha rubato il cellulare lasciato a caricare al bagno per la notte.
Foto perse, sim persa. Una buona occasione per misurare la propria indipendenza dalla scontata tecnologia quotidiana.
Lavaggio vestiti a mano, col sapone.
Fabio compie l’operazione-vestizione del samurai: “Il modo migliore per far asciugare i vestiti bagnati è di indossarli”; la cosa richiede un po’ di sofferenza iniziale, ma dà i suoi frutti.
Gent ci regala una giornata di sole proprio nel giorno in cui scegliamo di inoltrarci per i suoi vicoli a piedi. E si offre nel modo migliore che conosce: è un ottimo compromesso tra città universitaria, turistica e tranquillo centro senza troppo traffico e confusione, un gioiellino fiammingo con edifici incastonati tra di loro che si contendono lo spazio con ordine impeccabile, la cui disposizione è interrotta bruscamente dai pittoreschi canali e dalla mole imponente di una serie di cattedrali in perenne lotta per la supremazia, coi pinnacoli che si stagliano verso le nuvole e i basamenti ben piantati al suolo – doccioni protesi in un gesto di inerte dinamismo, e orologi dalle lancette dorate.
La meticolosa geometria a piramide delle case fiamminghe crea un contrasto con le inclinazioni che rendono imperfetti i campanili nordici.
Ci fermiamo alla Graslei, una famosa cioccolateria davanti a Lorelei. Le vie sono brulicanti di shopping. Entriamo in una grande libreria: l’acquisto di cartine ciclistiche del Belgio in vista dell’arrivo a Lille di domani si trasforma in un bivacco sulle moquette scure, con noi seduti per terra tra gli scaffali della sezione turismo alla ricerca di coincidenze geografiche tra le nostre cartine e quelle esposte, per capire quali siano davvero necessarie per la nostra rotta.
Dopo un pranzo zozzone a base di sandwich, ci fermiamo in un grazioso caffè dalla graziosa proprietaria, dove usiamo i nostri acquisti per fare il punto della situazione. Dopodiché, ci tocca una visita al commissariato di polizia, necessaria per richiedere una nuova sim; il zelante funzionare dall’aria paffuta picchietta i tasti del suo pc con velocità esemplare. Alle pareti, l’orgoglio poliziesco belga si fa a fumetti.
Giungiamo in anticipo in piazza per l’incontro con Sarah, amica di vecchia data di Fabio, per colmare un loro vuoto di presenza fisica lungo sette anni. Lei è tornata apposta da una trasferta a Bruges, così le offriamo la cena in un ristorante turco che ci consiglia, Ankara. Tutto è eccellente e di abbondanza epica, a partire dal mezzo chilo di cous-cous con un agnello che ci galleggia dentro.
Chiacchiere in inglese, ricordi condivisi, mentalità nordiche. Sarah ci accompagna al campeggio in BMW, dove assiste al rito dell’applicazione del secondo adesivo del viaggio, la bandiera belga.