Ginosa Marina – Grottaglie
Una terza tappa in cui viene riscritto il concetto di brutto nel cicloturismo: 70 km di complanare a bordo 106, che ci risparmia il camion ma non rumore e puzza. Monotoni, caldi, degradati. Continuiamo a farci spennare in trattorie di pesce in cui ci servono tre gamberi in croce, e a diluire i tempi di fermata ai fruttivendoli, cercando di spostare l’arco solare in avanti senza un’adeguata controparte di chilometri pedalati. Clamori esagitati e dialettali di piccoli bagnanti al biliardino squarciano la silenziosa afa estiva.
Poi, l’Ilva. Zaffate mefitiche e ciminiere minacciose ricordano che di lavoro si muore. Taranto resta lontana, nascosta dagli svincoli e dagli ulivi rimasti, banano è assertivo e silente. Strade si perdono negli scheletri di cessi e lavandini per essere interrotte dalla ferrovia. Passiamo il terrapieno con le bici a mano, circa 5 minuti prima del regionale Grottaglie Taranto. La giornata si conclude con la passerella d’onore per Grottaglie, scortati dalla coppia GiNisiBadella. Il tavolo si divide tra gente sobria e ubriaconi da osteria, i toni si scaldano, le bombette troneggiano tra gli involtini, il vino scorre a fiumi: banano si nasconde tra i bicchieri. Irene rimedia mezza boccia di grappa in omaggio. Per la notte, cielo stellato e cava di tufo tra gli ulivi.