Igoumenitsa – Ksamil
Nottata di strepiti e cafoni sulla rotta Brindisi – Igoumenitsa: due gruppi di famiglie partenopee vengono quasi alle mani per dei posti poltrona, e a stento vengono separati dai riluttanti membri dell’equipaggio. Un applauso canzonatorio accompagna l’uscita di una delle due famiglie, rivelando che appena lasciate le acque territoriali la bestialità è sempre in agguato. Silenzio il russare di un grassone alle mie spalle con due colpi di banano nel suo orecchio, ma ricomincia dopo pochi istanti.
L’epiro ci accoglie torrido e sbiadito, le forme dei monti aguzzi e pelati. Dopo aver preso il traghetto di ritorno cerchiamo rifugio al caldo in uno tzatziki di un chiosco di un porticciolo a Sagiada, cedendo al sonno arretrato all’ombra di un gazebo sulla spiaggia. Il vento teso smorza a stento la calura, e quando riapriamo gli occhi sono le cinque del pomeriggio. Ci avviamo così per la nazionale desolata, verso il confine albanese. Da una parte il mare, dall’altra i saliscendi impietosi dei rilievi costieri, costellati di attrezzi da lavoro arrugginiti, lamiere e scheletri di cemento di un passato recente e più ottimista.
Alla dogana, il funzionario greco ci crede sulla parola: gli basta la parola Italy per spedirci avanti senza alcun controllo. Quello albanese si limita a dare una pigra occhiata ai passaporti.
Il cambiamento è tangibile nel giro di poche centinaia di metri: se la Grecia è povera ma dignitosa, l’albania mostra i segni di una sofferenza atavica.
Gruppi di uomini cercano riparo al sole e al Tempo sotto l’ombra di un fico, bambini sui 10 anni mandano avanti bar-acche parlando inglese stentato.
Scopro di avere un copertone squarciato, ma in assenza di negozi bici continuo col mio lieve singhiozzo a ogni giro di ruota.
E poi, Butrinto: fiorente città greca, romana e veneziana all’imboccatura di una laguna salata, nascosta nel verde costiero.
Per arrivarci occorre valicare un canale a bordo di una chiatta di legno trainata da carrucole.
Arriviamo a Ksimal col primo buio della sera, e troviamo una stanza a prezzo modico. Una città di forti contrasti, in cui linfluenza musulmana e quella vacanziera kitsch si fondono in maniera stridente. Architettura brutta e calette di mare cristallino, insegne al neon e strade sterrate vedono sfilare gente in costume o canottiere di pessimo gusto. L’odore di carne alla brace pervade ogni cosa.