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Is Arenas – Torre Grande

Partenza
Is Arenas
Arrivo
Oristano
Giorno di viaggio
4
File gpx
Chilometraggio
56.4 Km
Dislivello in ascesa
390 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Paese
Fondo stradale
Cialtroni
Le mie bici

Per tre giorni la Sardegna ci ha regalato la Bellezza. Questo è quanto credevamo fino alla tappa di oggi, che ha assorbito i colori e il fascino di quelle precedenti, condensandole in un ammasso di sensazioni tale da lasciare senza parole: i panorami della penisola di Oristano mescolano l’Irlanda col Messico, il Sudafrica con la Grecia, un paradiso di nuvole basse e corpose che danno profondità a un cielo già immenso di suo. Troppo tutto insieme. Andiamo con ordine.
Lasciamo il camping “Is Arenas” per immetterci sulla litoranea in direzione Oristano: bella, ma non abbastanza. Decidiamo quindi di allungare verso Putzu Idu, costeggiando l’immenso stagno di Cabras, le cui acque salmastre offrono rifugio a innumerevoli specie di uccelli acquatici durante le loro migrazioni.
Alle complanari dritte e deserte subentra poi una deviazione su sterrato, per la spiaggia di Is Aruttas: pozzanghere grosse quanto il cielo riflettono la sua vastità, mentre i colori bruciati dal sole d’agosto trovano un po’ di pace nella mattinata autunnale. E se il fango e lo sterrato possono rallentare l’andatura del viaggiatore, perlomeno il dislivello è nullo: dopo tre giorni di salite, una tappa di pianura per godersi appieno il paesaggio si rivela una manna.
Is Aruttas: spiaggia unica al mondo, famosa per i suoi ciottoli di quarzo rosa, un ecosistema di valore inestimabile. Raccogliere le pietruzze è vietatissimo, come testimoniano alcuni cartelli sul bagnasciuga.
Tour operator in bici portano gruppi di tedeschi su questi sentieri tra la macchia e il mare azzurro: ci uniamo a loro per un tratto, pedalando sullo sterrato polveroso a bordo spiaggia. Fino a quando compare la penisola di Tharros: una stretta lingua di terra protesa verso il mare, quasi manifestando la volontà di farne parte, si concede alla forza dei venti di ogni direzione. È questo il nostro personale finisterrae, un luogo sospeso tra terra e infinito, in cui convivono tutte le epoche della civiltà mediterranea: nuragica, fenicia, cartaginese, romana e medievale.
E se il sito archeologico di quella che fu la città fenicia e romana conserva quello spirito nel paio di colonne ioniche che guardano il blu, proseguire il sentiero sterrato fino all’estremità del promontorio, dove il silenzio è custodito dai cespugli bassi e dal faro, è un’esperienza mistica.
Proseguire per oggi non ha senso, troppe emozioni. Ci accontentiamo di fermarci a Torre Grande, nei pressi di Oristano, al bel campeggio “Spinnaker”. Qui ci attende un altro bungalow che per l’ennesima notte rende inutile il peso delle tende e dei sacchi a pelo.

Foto