Newchapel / Seaford
Sveglia nell’umido della tenda, con le goccioline che increspano l’arancione dei teli. Con gli arti intorpiditi, scosto il cuscino ricavato dai panni più morbidi appallottolati tra loro e sguscio fuori con molta riluttanza dal sacco a pelo. Da fuori filtra la luce dell’alba, il sole è sorto e il suo calore concilia il sonno più del dovuto.
Anche Dora è già sveglia e si rigira nel suo sacco a pelo. Probabilmente le due nell’altra tenda stanno temporeggiando alla stessa maniera, in una sorta di gara a chi fa la prima mossa.
Quando troviamo le energie per far scorrere le zip delle tende verso l’alto, il buongiorno ce lo danno i corvi che hanno completamente disfatto la nostra immondizia: pezzi di carote reclamano la loro postuma dignità perduta nell’erba.
Mentre smontiamo l’attrezzatura, vado a riprendere il carabatterie alla reception del campeggio. Il sosia di Mastro Lindo mi chiede informazioni sul nostro cammino, sorridente e pompato, il suo sguardo da top gun tradisce simpatia per noi. All’interno, un trio dall’aria allegra sta mettendo a posto delle buste di vestiti. Vedendomi entrare, uno di loro decide di regalarmi una maglia da ciclista. Evidentemente soddisfatto della buona azione, si mette a frugare nei sacchi in cerca di una conferma della sua generosità, finché non trova un collo di pelliccia nera e me lo porge ridendo.
“Lo posso mettere a Parigi”, gli dico ridendo a mia volta, “Sì, così farai colpo su tutti i ragazzi”, risponde lui ormai al settimo cielo.
Guadagnato ormai lo status di mascotte/Italian Pagliacci della reception, siamo sul punto di montare in sella quando il nostro babbo natale buontempone ferma le ragazze: “Put your hand here…take something… surprise!”, quasi imponendo loro di pescare abiti nel sacco.
La gara di solidarietà è iniziata, gli inglesi hanno la loro occasione di fare una buona azione.
Finita la scena da profughi dinnanzi ai liberatori alleati che offrono sigarette e cioccolato, lasciamo finalmente Newchapel imboccando la provinciale.
Dopo qualche chilometro di salita boscosa e abbastanza trafficata, troviamo un posto in cui fare colazione.
A meno di 100 km da Londra i prezzi sono decisamente più accessibili, e per pochi pound ci imbottiamo di uova, bacon, fagioli e un sacco di salse.
Liceali in divisa blu sfilano fuori dalla nostra vetrina, lieti e annoiati dalla provincia.
Ci inoltriamo nel bosco di Forest Row, tra stagni, cottage in legno e cimiteri abbandonati. L’eleganza inglese trapela anche dai singoli dettagli delle staccionate.
Una deviazione poco prima di Heathfield nei pressi di Oxen Wood ci costringe, non senza qualche dubbio, a un sentiero pratoso che si addentra nella vegetazione. Viali in torba battuta e rami spinosi.
Si orina in libertà nella selva.
La strada si fa a tratti fangosa, a tratti erbosa. Il segnale GPS è sempre più fioco, ma il momento wild dura soltanto una decina di chilometri.
Alberi in cui passare dentro, e stretti meadow delineati da siepi altissime che danno alla strada l’aspetto di un tunnel.
Si urla “Mia!” alle case e ai cottage più belli, aggiudicandoseli virtualmente.
Gli alberi circondano noi e il silenzio, possiamo tirare fuori le nostre provviste e rilassarci un po’.