Parigi #2
de l’Holland(e) à Paris
Dopo un sonno di sei ore, scopro che l’appuntamento per il brunch con Chiara e Giulia sfuma causa influenze varie. Mi ritrovo così da solo davanti a una domenica mattina surreale, a larghe strade vuote e file di persone che affollano i cancelli di Notre Dame e le urne. Legata la mia bici, mi concedo una colazione a Bd. St. Michel, fermandomi a scrivere un po’ al tavolo davanti ai resti di quella che viene venduta come tazzina di caffè. Una turista dai capelli rossi parla con l’amica; una ragazza mangia il suo pain au chocolat con lo sguardo fisso nel vuoto.
Trasferisco borse e bagagli al sordido alloggio vicino alla stazione, il cosiddetto Hotel LaFayette. Il pranzo invece è a base di crêpes in un grazioso localetto a due piani su rue Mouffetard, in compagnia di Chiara, Giulia e di alcuni suoi amici napoletani.
Ci dividiamo per il pomeriggio, e mentre loro vanno al Marché aux Puces, io mi dirigo verso il Louvre, per incontrare Patrizia&Paolone. Mentre attraverso il quartiere latino, incrocio un comizio di sostenitori di Sarkozy: mi tocca constatare la loro signorilità e dignità, perlomeno esteriore.
Davanti al museo più famoso al mondo, file di persone che vengono fotografate nell’atto insulso di prendere la piramide in ferrovetro con una mano, per effetto di intelligenti prospettive e angolazioni.
Paolone è sfinito dalla mole del museo. Ci facciamo un giro per Saint Denis, poi tè alla mente e dolci vari (le roses al miele) alla Zazou Glaces, dove ci serve un vecchio ebreo dalla barba lunga e bianca; quello più giovane, dalla barba lunga e nera, è interessato al ciondolo afghano di Patrizia – o alle sue tette.
A questo punto mi accorgo del ritardo che ho, e mi lancio in una corsa in bici che mi porta da Grand Boulevards a Père Lachaise, in rue de Bagnolet, 33, l’ex-sede di una TV indipendente, ora centro sociale, dove mi aspettano Chiara, Giulia e Fabio per assistere allo spoglio in diretta delle schede per le elezioni governative francesi.
Arrivo che Hollande ha già vinto.
Si festeggia con piatti di verdure bollite e vino rosso, musica dal vivo e discorsi di vecchi carismatici in carrozzella: di Sarkozy dice qu’il a baisé la France.
Poi un gruppo di musicisti assai eterogenei attacca con la musica, alternando Lemon tree, Englishman in New York di Sting, Wonderwall degli Oasis, e Dirty old town dei Pogues. A fine concerto, cala un silenzio commosso, e gente di tutte le età si raduna nel cortile esterno, per intonare in coro delle vecchie canzoni patriottiche francesi al suono di una fisarmonica. Dei bambini ballano.
La sera, porto la mia bici a intralciare i passi fitti di chi festeggia in Place de la Bastille.
Pare che abbia centrato un evento storico per Parigi.
L’euforia è diffusa, ma composta. I poliziotti sorridono e fumano sigarette dietro i loro blindati.
Moltissimi immigrati intonano allegri slogan canzonatori contro Sarkò.
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