San Pietro in Bevagna – Gallipoli
Ju sole, ju porco, ju vento
Banano cerca l’azzurro, e noi lo accontentiamo. Dal grazioso paesino di San Pietro in Bevagna raccogliamo i cocci di noi dopo la pizzica di ieri sera (ma era pizzica? Loro probabilmente sì, noi un misto di danze aborigene ed esercizi di fitness), raccogliamo baracca nonché burattini con la consueta e implacabile lentezza e lasciamo da parte ogni velleità ciclista mentre sprofondiamo nel tacco. Il mare diventa più blu, le tappe si spianano, noi ci impigriamo. La tappa di ieri si riduce a 25 vergognosi km con primo tuffo a Punta Prosciutto, ronfata postprandiale all’ombra di torre lapillo e secondo tuffo a porCo Selvaggio, con arrivo e magnata de pesce poco prima di Gallipoli. Le ondate intestinali scandiscono il ritmo collettivo, la merda diviene res publica in questa tappa tutta suina (Banano grugnisce felice tra Punta Prosciutto e Porco Selvaggio, e si prepara a conquistare punta della Suina). Oggi si tocca il fondo, quello latitudinale, giacché quello etico e di stato già raschiato.
Il degrado borghese si concretizza nella scelta di un piccolo appartamento poco prima di Gallipoli, sulle orme dalemiane di una certa sinistra radical chic. L’appoggio di quattro mura ci consente qualche agio e tempi più rilassati, al punto da concederci una cena di pesce rompendo la ferrea regola benedettina del digiuno. A lido delle Conchiglie un posto zozzone e affollato dalle tovaglie di carte ci regala momenti ittici di un certo spessore, prima che il sonno sudaticcio venga a prenderci, intervallato dal rombo dei motori sulla provinciale nella notte. Siamo ormai nel vivo della regione, il mattino successivo ci godiamo prima un giretto per il porto di Gallipoli e i suoi vicoli arabeggianti, poi passiamo le ore calde alla spiaggia di Punta della suina. Guardie forestali che ci impediscono di portare le bici in spiaggia, anziani venditori di frutta e giovani milanesi che ci tediano con la musica di coez e le chiacchiere della ferragni. Banano grugnisce sprezzante, e si deterge nelle acque cristalline che portano il suo nome. Badella fa da cicerone nella nostra discesa verso sud, due forature mi rallentano il cammino, il traffico è a volte fastidioso e la strada stretta. I colori si fanno rosa tenue.
La sera ci sorprende a Leuca, la bianca punta della finisterrae, e troviamo un’area camper per accorciare la tappa e goderci il faro con la luce del mattino. Il resto della serata è ostriche e Freddy mercury.