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VERSO L’INFINITO

Partenza
Cisternino
Arrivo
Lecce
Giorno di viaggio
5
File gpx
Chilometraggio
90 Km
Dislivello in ascesa
220 Mt
Paesaggio
Bici
Paese
Fondo stradale
Cialtroni

Degli ultimi ottanta chilometri percorsi durante il quinto giorno, almeno quaranta sono stati un unico, lunghissimo, inesorabile rettilineo sotto il sole, ma questo non ha reso più semplice l’ultimo giorno della Roma-Lecce

La giornata inizia con la constatazione del più banale indicatore della gentrificazione di un luogo abitato: a Cisternino ci sono almeno dieci bar nel raggio di poche centinaia di metri e alle otto di mattina di un ventiquattro settembre qualsiasi sono tutti chiusi, tranne uno che espone l’insegna “Drinkeria”. Io sono parte attiva di questa dinamica perché non appartengo a questo luogo ma ho appena pernottato comodamente e gratuitamente in un’abitazione normalmente adibita a residenza estiva.

Scappare.

Striscio verso Ostuni per un caffè e un primo, vero, pasticciotto di pasta frolla ripieno di crema. Certamente non siamo ancora ai livelli di quello che mi aspetto di trovare nella pasticceria Natale al centro di Lecce, ma mi pare che qui la denominazione “pasticciotto” inizi ad acquistare senso. D’altra parte, quello che chiamiamo pasticciotto, anche se avesse un’altro nome, avrebbe comunque lo stesso dolce profumo, come insegna miss Capuleti.

Dopo Carovigno iniziano i quaranta chilometri più rettilinei di tutto il viaggio. Si prova una certa inquietudine nel vedere la strada confondersi con un punto di fuga all’infinito, sapendo che ci devi arrivare con la forza delle gambe.

La bicicletta è una macchina di efficienza portentosa, in grado di rendere il costo energetico degli spostamenti inferiore a quello richiesto da qualsiasi altro mezzo meccanico e da qualsiasi altro animale. Al secondo posto di questa classifica c’è il salmone, a tutti noto per la capacità di risalire i fiumi.

Oggi mi sento un salmone.

Il rettilineo infinito che sto percorrendo è orientato da nord-nord-ovest verso sud-sud-est e ovviamente oggi il vento soffia, teso e costante, da sud.

Dea del vento! Grazie per continuare a ricordarmi, fino all’ultimo chilometro, che non era strettamente necessario affrontare in bicicletta questo viaggio di lavoro, che è una mia libera scelta, e che per raggiungere qualsiasi obiettivo bisogna essere pronti ad affrontare gli ostacoli, e tutte queste lezioni edificanti.

Però dai, così è veramente un’infamata, o dea.

Per fortuna, saranno stati gli gnumaredd, sarà stato il gin, sarà stata la fine del viaggio ormai a portata di pedale, saranno stati gli impacchi col ghiaccio, fatto sta che all’alba del quinto giorno il ginocchio non si sente più: è rimasta una voce debole, sottile, e quasi mi manca. Dove sei finito, ginocchio? Non sparire ora che Lecce è all’orizzonte, ora che ce l’abbiamo fatta.

Più di tutti, credo abbia fatto effetto la libertà di movimento che ho restitutito ieri al ginocchio. Lo strappo di Solopaca che ha dato inizio al fastidio era legato alla ripida salita e al peso inusuale della bicicletta con tutto il bagaglio, ma anche al fatto che di solito uso scarpe con lo sgancio rapido. Questo mi aiuta a distribuire meglio il carico di lavoro sulle gambe, ma tiene anche bloccato il piede, e e in condizioni di stress costringe tutta la gamba a torsioni eccessive.

Per questo ieri, insieme all’antidolorifico, ho concesso più libertà al ginocchio eliminando lo sgancio rapido. La situazione è migliorata in modo drastico. Addio scarpe con lo sgancio rapido.

Due giorni fa, fra gli ulivi del barese, ho imparato il trucco da utilizzare per restituire il senso del movimento ai momenti in cui pedalo dentro paesaggi privi di riferimenti frontali: è sufficiente volegere lo sguardo verso i lati della strada.

In Salento il paesaggio si dilata e questo è banalmente legato alla maggiore distanza fra gli ulivi e alle loro maggiori dimensioni rispetto ai cugini più a nord.

Aumentano gli spazi vuoti, e le file di ulivi vicini alla strada scorrono sopra le file più distanti come i treni all’ingresso delle grandi stazioni.

Se non fosse per il vento in faccia sfiderei chiunque a dimostrare che io non sia fermo al centro della strada mentre le gli ulivi svilano via uno dietro l’altro.

Fra San Vito ai Normanni e Mesagne iniziano a vedersi le ferite della xilella, che lungo questo transetto non ha prodotto l’impatto devastante già visto qualche anno fa a sud di Lecce.

Ma il numero di alberi secchi è pur sempre enorme e l’assenza di fogliame mette a nudo l’effetto delle potature subite dalle piante nel corso dei decenni.

Sono scheletri di giganteschi bonsai.

L’ultimo spiacevole incoveniente prima dell’arrivo a Lecce, avviene proprio lungo questo tratto fra San Vito e Mesagne.

Per questo viaggio ho usato due magliette, prese dal cassetto in maniera più o meno inconsapevole, ma evidentemente non casuale. Ho alternato le due magliette tenendone sempre una ad asciugare sventolando dopo il lavaggio serale, legata alle borse posteriori.

Una era la maglietta rossa della Ciemmona 2019, l’altra era la maglia disegnata per la Kidical Mass di Roma, Scatenati in Bici, realizzata in occasione dell’appuntamento in bici dedicato a bambine e bambini della capitale.

Il vento del sud ha soffiato via dalla bici il volpino rosso stampato sulla maglia della Kidical Mass, insieme a un paio di mutande. Volpini e mutande vaganti del Salento, verso l’infinito e oltre.

È significativo, seppur casuale, aver indossato lungo questo viaggio due simboli legati, più o meno direttamente, alla Critical Mass, il movimento planetario per la riappropriazione delle strade a favore di biciclette, pattini, monopattini e ogni altro mezzo di trasporto a propulsione umana, gentile con il pianeta e con gli esseri viventi che lo abitano.

Era veramente questo il mio obiettivo: sperimentare un modo leggero e gentile per affrontare un viaggio di lavoro. È un modo possibile? Alla prova dei fatti si. Richiede del tempo? Certamente, come ogni altra attività che scegliamo di intraprendere. Sono scelte che facciamo. Nei confronti del tempo trascorso sulla strada fra Roma e Lecce provo una gratitudine estrema.

Sono molto grato a Francesca, a Pietro e a Leo con cui condivido il tempo della vita.

E infine, grazie per aver seguito questo viaggio e per avermi contattato chiedendo notizie quando non sono riuscito a dare aggiornamenti quotidiani. Love ♥️

Foto