Zicavo / Serra di Scopamene
Il sorgere del sole non migliora la nostra situazione: per la bici non c’è niente da fare, e si prospetta l’ipotesi di prendere il treno fino ad Ajaccio o a Porto Vecchio, ovvero ai negozi di ricambi più vicini, o, peggio ancora, di abbandonare sul luogo la Legnano per comprare un rottame col quale finire la vacanza. Fortunatamente Josè, il nostro strano amico del campeggio, ci suggerisce di provare da tale James, americano un tempo residente a Johannesburg in Transvaal, ora trasferitosi in una piccola fattoria piena di bambini e famiglie di tutte le età alle porte di Cozzano, che ha l’hobby di raccogliere vecchi pezzi di bici: con una punta di scetticismo, ci presentiamo in questa situazione piuttosto ambigua, dove siamo accolti da una specie di cordiale mormone felice di donarci l’intera ruota posteriore di una sua vecchia mountain bike, drammaticamente incurvata, arrugginita, ma in grado di farmi continuare. Ovviamente il freno viene lasciato lentissimo, perché il cerchio ha un gioco di un paio di centimetri e sono abbastanza rallentato e in discesa devo limitare la velocità.
Nonostante tutto questo non ci pare vero di poter lasciare quel posto, e subito dopo pranzo e un breve studio dell’itinerario ci rimettiamo in cammino.
La salita è costante, ma in confronto a quelle del giorno prima fa sorridere, giungiamo in poco tempo al passo di Col de la Vaccia dopo una strada molto dissestata e disseminata di grossi maiali che scappano grugnendo al nostro passaggio, più qualche solitario petit garçon che ci guarda sospetto e sonnacchioso. Giunti al passo si apre l’ennesimo paesaggio diverso da quando siamo su quest’isola: la Corsica ama infatti cambiare volto ad ogni curva. Ci si apre ora davanti un altopiano spazioso e ventoso dove pascolano liberamente buoi e maiali: questi ultimi, superato l’attimo di diffidenza iniziale, ma soprattutto incoraggiati dalla geniale pensata di Federico, che decide di scartare la cioccolata davanti a loro, cedono alla curiosità e cominciano a ispezionare noi e le nostre bici con i loro nasi lunghi e umidi.
Ci si avvia dunque per la discesa, tortuosa e tranquilla, che ci conduce al delizioso paesino di Aullene, dove tuttavia transitiamo solo per chiedere informazioni sul percorso e per comprare qualcosa. L’ultimo tratto di discesa è il teatro del Premio Troll del giorno, vinto da Francesco dopo un’aspra contesa con il morso della volpe di Claudio: infatti il balordo, dopo aver malamente assicurato il carico di scatolame, in seguito ad uno scossone lascia cadere dal bagaglio una scatoletta di tonno tra i raggi della bici, causando la rottura del freno posteriore. È arduo compito di Gianluca, che già aveva sistemato la bici di Claudio nelle occasioni precedenti, estrarre la scatoletta ammaccata e regolare il freno. Francesco, incurante del rischio corso, è colto da un attacco di riso isterico, malcelando una punta di orgoglio.
Dopo una più breve e trascurabile salita, giungiamo a Serra di Scopamene, simpatica località ricca di prodotti tipici e di scorci panoramici sulla vallata. Comincia ad apparire il massiccio di Col della Bavella, dalle forme aguzze, quasi dolomitiche. 500 metri di ripidissima salita ci separano dal campeggio municipale, situato in una bellissima foresta; qui fa piuttosto fresco, specie per i due pirla (io e Federico) che si ostinano a dormire fuori dalla tenda. Durante la cena, Francesco rivendica con fermezza il suo carattere indomito e difficilmente adattabile ai lussi borghesi incarnati dalle posate da campeggio degli altri: all’ennesimo rimprovero di Federico “eh, però le posate la prossima volta te le porti, invece di chiedermele ogni volta”, spazientito esplode “e basta, mo’ m’hai rotto er cazzo, mangio con le mani!!”, e afferra rapace una manciata fagioli con le zampe sudicie, masticandoli con fierezza tra lo stupore ammirato degli altri.