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La Magnalonga

18 Maggio 2015

Secondo leggi di compensazione universale, la bicicletta e il cibo hanno da sempre trovato l’una nell’altro il proprio yin e yang. Fatica e ricompensa, l’una purifica e l’altro premia, secondo una sorta di epicureismo de noantri, alla faccia delle privazioni da sportivo.

E lo spirito della Magnalonga, un misto tra ciclopasseggiata e picnic itinerante, è proprio questo: (ri)scoprire la bici come mezzo di spostamento, tanto ludico quanto funzionale, anche all’interno di una città problematica come Roma, per godersi una passeggiata enogastronomica per le sue strade in una veste inedita.

Sì, perché normalmente le strade dell’Urbe sono un campo di battaglia, ma in quest’occasione si sono (quasi) deposte le armi: scortati da quattro vigili in moto e numerosi volontari, i circa cinquecento partecipanti, un gruppo colorato ed eterogeneo tanto per età quanto per competenze e tipologia di biciclette, hanno sfilato con passo leggero per circa 25 km e tutta la giornata di sabato.

Il bello della bicicletta è la sua natura inclusiva e totalizzante: è un universo in cui trova spazio chiunque, dal bambino in mountain bike in lacrime da capricci e stanchezza fino al bike-messenger sulla sua scatto fisso fiammante, dalla coppia in bici da passeggio in cerca di un pomeriggio di relax all’elegante commuter in Brompton; approcci diversi alle due ruote a pedali, persone diverse, tutte pacificamente riunite nel segno della forcella-forchetta e dunque del Sacro Cibo.

L’affamato corteo è partito da Piazza Cavour per riversarsi nei viali di Prati e di lì sulla pista ciclabile che da Viale Angelico conduce lungo il Tevere fino a Castel Giubileo: ma già a via Cicerone risuonano i primi clacson scocciati e la quotidiana intemperanza romana, che ha fretta di divertirsi anche in un giorno festivo. Un motociclista comincia a discutere con uno dei volontari che blocca il traffico per il passaggio dei ciclisti: “Voi ve state a fà la passeggiata, noi c’avemo da fà, c’avemo degli appuntamenti, annamo de fretta…”

Solito cliché.

Chi va in bici si diverte, ha tempo da perdere, è in vacanza, mentre chi pigia il piede sull’acceleratore lo fa perché ha fretta e impegni importanti, lo smog e i cassoni di latta
son cose da grandi, andate a giocare coi vostri palloncini gialli.

All’imbocco della ciclabile, si crea uno spettacolo mai visto: un ingorgo di bici che congestiona lo spazio che era stato loro assegnato. Le tappe successive sono Capoprati, dove un duo swing intrattiene la prima degustazione sulle rive del Tevere nei pressi del Ponte della Musica. Poco più in là, si fanno milk-shake ottenuti con un frullatore a pedali. Il cibo va guadagnato!

La processione si sposta con incedere placido e sereno per la banchina del fiume fino alla Calata degli Anguillara, dove la seconda tappa gastronomica è intrattenuta da stornelli romaneschi da Petrolini a Lando Fiorini.

Superate alcune tensioni con gli automobilisti a Testaccio, ci si rifugia nel verde della stupenda Villa Pamphili, dove all’asfalto subentra lo sterrato e ai palazzi i pini marittimi. L’oasi verde tranquillizza gli animi, e li prepara ai dolci e biscotti in attesa dell’ultima tappa
al punto di partenza e alla festa serale, con tanto di Ecoriffa annessa.

Mi viene da chiedermi perché non sia stata riservata l’intera carreggiata alla Magnalonga, visto il numero di partecipanti e l’autorizzazione delle istituzioni. In un primo momento mi sembra un’auto-ghettizzazione del ciclista. La risposta è però semplice: un corteo a metà tra la modalità Critical Mass e la pedalata ecologica, con caratteristiche ibride, riesce però ad avere una valenza politica non indifferente, così come politica è la scelta del percorso: una manifestazione legale e autorizzata che riprende stilemi di quelle che non lo sono, occupando spazi pubblici con l’intento di farli collassare e dimostrarne così l’inefficienza, il tutto sotto il cappello del picnic in compagnia. È questo il caso della ciclabile del Lungotevere, che presto sarà invasa dall’Estate Romana, o della stessa dorsale Tevere; o ancora, della recente riqualificazione della piazza del vecchio mercato di Testaccio: riprendersi lo spazio comune, viverlo, mangiarci, stare insieme, farlo in maniera sostenibile ed ecologica: tutto questo è fare politica (polites è il termine greco per “cittadino”, ovvero essere umano che vive e condivide spazi con altri suoi pari).
E per raggiungere questo obiettivo un gran numero di partner, associazioni e realtà hanno fatto rete unendo gli sforzi per un obiettivo comune, sotto l’organizzazione e la regia del Circolo Legambiente “Mondi Possibili”: tra gli altri, Greenpeace, ReBike, Ecomune, Zolle, Velolove, Wheely, Bici&Motori e altri ancora.

E in questo senso la Magnalonga assume i tratti di un vero e proprio inno al vivere bene, in maniera responsabile e serena, dimostrando per contrasto l’assurdità della realtà cittadina di ogni giorno. Affinché gustarsi un bicchiere di vino offerto da una coppia di sposi sconosciuti ascoltando stornelli romaneschi, senza dover pensare a come si è parcheggiato o a quanto traffico ci sarà al ritorno, non sia soltanto un’evasione dalla grigia normalità, ma diventi la norma.

La Magnalonga