A Campo Felice, sull’Altopiano delle Rocche
Una scorpacciata d’Abruzzo che porta verso una delle salite più iconiche dell’Appennino, teatro di una dei finali di tappa del Giro degli ultimi anni che ha riportato un po’ di romanticismo e disagio in una competizione che era diventata fin troppo codificata e schematica. Parliamo di Campo Felice e dell’Altipiano delle Rocche, un pianoro che oscilla tra quota 1200 e quota 1500 a separare le rivalità culturali e calcistiche del campanilismo aquilano e e di quello avezzanese. Un giro non troppo lungo né eccessivamente impegnativo, con un paio di salite per un totale di 1450 metri di dislivello positivo, che ripaga con colori e panorami incredibili incorniciati dalle tre maggiori cime della zona: il Monte Velino, il Sirente e ovviamente il massiccio del Gran Sasso.
Partiamo da Avezzano, che è ben collegata con Roma da treni regionali e ci porta direttamente al centro della conca del Fucino, spianata agricola e un tempo sede di importanti osservatori spaziali; questo luogo era un esteso lago fino alla metà del XIX secolo, dopo tentativi di bonifica e prosciugamento che duravano dall’epoca romana.
Dopo 8 km di pianura di riscaldamento, inizia la salita che ci porta prima a Celano e al suo imponente castello, poi a Ovindoli e all’Altipiano delle Rocche. 14 km di ascesa piuttosto tesa e spaccagambe, in cui il paesaggio cambia velocemente sostituendo ai filari di pioppi del Fucino gli abeti delle quote appenniniche, dischiudendo il panorama su quella che un tempo era una distesa di acque punteggiata da borghi di pescatori e oggi è un insieme di linee parallele dei solchi di aratro e laboratori spaziali costruiti durante la Guerra Fredda.
Passata Ovindoli e i suoi impianti sciistici, possiamo goderci un po’ di pianura in quota lungo la ciclabile dell’Altipiano delle Rocche, un sentiero asfaltato un po’ sconnesso, a volte sterrato, che costeggia la provinciale fino a Rovere e a Rocca di Mezzo, aprendoci il panorama di fronte dominato dalla sagoma del Corno Grande.
Poco prima di Rocca di Cambio, comune più alto dell’Appennino (1410 m), giriamo a sinistra per salire ancora verso la galleria di Campo Felice. Al termine del tunnel, ci si apre a sinistra la località che fu arrivo di tante tappe del Giro, coi suoi impianti di risalita, e a destra una vasta spianata racchiusa da cime sui duemila metri. Un altopiano ventoso e urlante, un po’ come quello di Castelluccio di Norcia o di Campo Imperatore, che dopo qualche chilometro di pianura cede il passo a una vertiginosa e lunghissima discesa in direzione di Sassa, alla periferia de l’Aquila, dalla quale possiamo riprendere il treno per Terni e di lì per Roma.