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A magnà dal “contadino”, per il tracciolino di Roccasecca

Partenza
Roccasecca stazione FS
Arrivo
Cassino stazione FS
File gpx
Chilometraggio
48.6 Km
Dislivello in ascesa
670 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Regione
Fondo stradale
Le mie bici

DAL TRACCIOLINO AL CANNELLINO
Da definizione tecnica, un tracciolino è “una spezzata che unisce le varie curve di livello con pendenza costante”. In pratica, è il sentiero scelto dai muli per affrontare le montagne, quello con la pendenza minore, quasi pianeggiante. Questo itinerario tra le Gole del fiume Melfa, tra Roccasecca e Atina, è un anello decisamente facile da 48 km tra Aquino e Cassino, con una sola breve salita, peraltro poco impegnativa.
La strada passa inoltre per i luoghi della Linea Gustav, il fronte di ritirata tedesco dell’ultima guerra.

La partenza è dalla stazione di Roccasecca, raggiungibile in un’ora e mezza circa col treno da Roma. Da qui puntiamo subito dritti in direzione Roccasecca, per una strada provinciale decisamente poco trafficata. Attraversata la via Casilina, comincia un rettilineo che si flette in lieve salita per arrivare al cimitero del paese antico, il cui castello – visibile sulla destra – rende spigolosi i contorni del monte, conferendogli un aspetto solenne.

Superata l’orrenda statua di San Tommaso d’Aquino, la strada che si dipana a sinistra del cimitero nasconde dietro una curva appena accentuata uno dei più bei tratti dell’intera regione Lazio: al momento chiusa al traffico pesante a causa di una frana, il tracciolino è il paradiso dei ciclisti, che si traduce in 26 km di falsopiano a zigzag sulle Gole del fiume Melfa, una sorta di canyon incontaminato e ruvido, del tutto simile all’entroterra della Corsica. Anche se il fondo stradale è piuttosto sconnesso, la pedalata è piacevolissima e adatta a qualsiasi tipo di bici (frequenti sono i tutinati in allenamento nel weekend, occhio alle curve cieche).

La gola sembra chiudersi sopra di noi man mano che ci addentriamo, passando sopra e sotto suggestivi ponti in muratura e scorci panoramici immersi nel silenzio. In molti punti è possibile scendere a bagnar le zampe nelle verdi (e fredde) acque del Melfa, e numerosi sono anche i sentieri per escursionismo (e magari anche mtb) che partono da qui.
Il percorso non smette di annoiare mai, con frequenti bovini e asini al pascolo sul bordo della strada, neanche quando si supera la frazione di Plauto Vitello, il cui cartello in uscita dal paese recita invece Vitello Plauto: un toponimo che evoca storie di rivalità oscure e misteriose.

Arrivati a Casalvieri, grazioso borgo dove il tempo pare scorrere più lento, la parte più bella del percorso è terminata: a rilassare l’occhio e la pedalata c’è comunque la silhouette dell’Appennino innevato ai margini della Val di Comino. Proseguiamo per un rettilineo che fende i campi passando le varie frazioni di Atina: Melfa, Case di Melfa, Casino Iacobelli, San Michele: all’altezza di quest’ultimo attraversiamo la superstrada Sora-Cassino e giriamo a destra seguendo sempre le indicazioni per Atina Inferiore.

Qui ritroviamo il Melfa, in versione meno selvaggia ma ugualmente affascinante. Subito dopo la rotatoria che porta al centro storico di Atina, svoltiamo per via Sferracavallo Vecchia, dove si può sostare per il pranzo.

Il ritorno completa l’anello pedemontano per raggiungere la stazione di Cassino: ci attende l’unica salita vera e propria del percorso, 3/4 km di tornanti per il centro storico che ci portano alla quota massima del percorso, poco più di 500 m. Da qui in poi possiamo lanciarci in una lunghissima discesa, che permette di divertirsi un po’ e di raggiungere velocità notevoli. Si scorre inoltre in parallelo alla superstrada per Cassino, che si prende la maggior parte del traffico veloce, permettendo un incedere lontano dalle automobili. Da qui, dopo un ultimo rettilineo in pianura facciamo il nostro ingresso a Cassino, dove è possibile riprendere il treno per Roma. A meno che non ci si senta in colpa per aver fatto troppi pochi km: in questo caso è possibile rimediare scalando Montecassino fino all’abbazia e tornando giù. Oppure visitare i cimiteri di guerra in attesa del treno successivo.

L’AGRITURISMO “IL CONTADINO” (clicca per il sito)

Questo posto è la traduzione sotto forma di locanda dei termini rustico, tipico, casareccio e tradizionale. Si tratta di un casale di campagna che ospita un agriturismo a conduzione familiare, dove è possibile mangiare i prodotti locali a prezzi davvero contenuti. La star del luogo è senza dubbio il fagiolo cannellino di Atina, meraviglia della natura che viene servita nell’antipasto del contadino insieme alle cotiche, salumi, formaggi, fritti, bruschette, frittate e una ricottina che se squaglia in bocca. I vini della casa sono eccellenti, il rosso in particolare sembra quasi non volere uscire dalla bottiglia da quanto è denso e corposo. I piatti serviti hanno poca scelta e sono tutti di giornata, altro criterio utile per stabilire la qualità del casareccio insieme alla Legge del Coltello Tagliente e alla Legge delle Posate Spaiate.
Le sagnette con i fagioli sono probabilmente ciò che convinse San Tommaso d’Aquino dell’esistenzadiddio, anche se tra i primi spiccano anche le fettuccine agli orapi e quelle funghi e carciofi. La carne (abbacchio, salsiccia, costolette) è ‘na sinfonia di sapori, e le patate al forno paiono reclamare una dignità bel più alta del ruolo di contorno. Antipasto, primo, secondo, contorno, vino, caffè e limoncello a 24€ a testa in tutto. Un menu che tarpa le ali alle già scarse vocazioni sportive mandando il conto calorie bruciate/acquisite in pesante passivo: molto benessere, molto salume, ben poco agonismo.

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