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A spasso sui Monti Aurunci

Partenza
Isoletta / San Giovanni Incarico stazione FS
Arrivo
Priverno / Fossanova stazione FS
File gpx
Chilometraggio
87 Km
Dislivello in ascesa
1300 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Regione
Fondo stradale
Cialtroni
Le mie bici

Un itinerario sulla catena costiera dei Monti Aurunci, nel sud del Lazio, le cui alture degradano gentilmente verso le coste tirreniche in prossimità delle città di Gaeta e Sperlonga: sebbene gli Aurunci non siano altissimi (giusto il Monte Redentore, la cui cima si erge a pochi km dal mare  suoi 1250 m), gli strappi e le pendenze medie sono piuttoste vivaci, per cui questo percorso è un buon allenamento da strada che coniuga salite, discese, scorci panoramici e vasti tratti in piano da velocità costanti.

La stazione di partena suggerita è quella di Isoletta/San Giovanni Incarico: si consiglia il regionale Roma/Napoli delle 7.42 per iniziare a pedalare verso le 9.15 (a Isoletta c’è un solo bar aperto a quell’ora, dall’atmosfera ferma a trent’anni fa: buon soggetto per inizio film sul Meridione). Da qui oltrepassiamo il corso del fiume Liri, che viene dritto dagli Abruzzi ed è ancora fresco di Ciociaria, e iniziamo la salita verso il paesino di Pico, in maniera piuttosto graduale. Attorno a noi, campi coltivati e le prime colline.

Dopo Pico, la strada continua a salire tra castagni e robuste querce. Agricoltori al lavoro, qualche cane e bovini che intralciano la strada con indifferenza. Primi segni del fatto che questa è una terra di confine, un ibrido dove lo Stato Pontificio fatica ad allungare la mano e dove si sente più forte l’influenza del Borbone. Il grosso della salita termina a Campodimele, curiosa località che si atteggia a montana ma che già profuma di mare. Infatti dalla sella tra i monti, che è quota 650 m circa, si insinuano brezze tirreniche che tradiscono la vicinanza della costa.

L’inizio della discesa verso Itri è violento, prepotente, confuso. I tornanti girano attorno all’eremo di Santa Madonna della Civita, che rimane lassù in alto a guardare, poi si attorcigliano tra di loro fino a che la velocità diviene tale da costringere all’attenzione, e a poter ammirare soltanto di sfuggita i bastioni medievali del castello, arroccato sulla cittadella secondo prospettive assurde. E assurde sono anche le leggende che lo circondano, fatte di alligatori, fantasmi e principesse.

A Itri passa la SS7 Appia, nel suo lungo e implacabile corso verso Capua, Napoli e Brindisi. Ne prendiamo un piccolo tratto per poi girare a sinistra verso una nuova salita, per la Strada Provinciale Itri/Sperlonga: dopo pochi km dall’uscita dell’abitato avremo l’opportunità di seguire le indicazioni per Gaeta (e optare quindi per una tiella a pranzo), oppure se puntare verso Terracina e la già nota Cooperativa dei Pescatori.

Ancora due strappi nelle alture ormai coperte di macchia mediterranea, e il paesaggio cambia divertendosi a sorprendere: dai boschi freschi degli Aurunci ci troviamo sui colli sopra Sperlonga, gli arbusti sono battuti dal vento e il blu intenso del mare appare in tutta la sua maestosità, lasciando trasparire i contorni delle isole (Ponza, Ventotene, Zannone, e Ischia sullo sfondo a sinistra); a destra, il Monte Circeo sembra volerle imitare mascherando i suoi vincoli alla terraferma con le nebbie pontine, nostalgico del tempo in cui si chiamava Isola Eea ed era dimora della maga Circe.

La strada, ormai tutta in discesa fino a Sperlonga, è un serpente che si fa largo nel verde intenso della vegetazione rada, e a ogni curva cambia prospettiva al panorama fatto di rocce e onde azzurre. Il paese, fatto di case bianche e luminose, compare in basso come se ci arrivassimo in fase di atterraggio. Dal centro storico, che merita sicuramente una visita e una pausa, una pista ciclabile nuova nuova ci conduce in discesa fino al lungomare.

Il tratto meno spettacolare sono forse i km di via Flacca fino a Terracina, pianeggianti e lievemente più trafficati, ma conservano comunque il triplice interesse dell’ex dogana tra Regno Borbonico e Stato Pontificio a Monte San Biagio, il Pisco Montano e la Porta Napoletana sull’Appia, nonché l’ultima sgambata in velocità prima di fermarsi a pranzo dai pescatori. Per chi ha voglia di salire ancora, due km di tornanti conducono al meraviglioso Tempio di Giove Anxur, sopra Terracina, altrimenti le stazioni più vicine sono quella di Monte San Biagio (tornando indietro 12 km) e Priverno/Fossanova (una ventina di km per strade complanari).

Foto