Ad Ariccia per l’Appia Antica e il Parco degli Acquedotti
UN CORRIDOIO VERDE DAI SETTE COLLI AI COLLI ALBANI
Forse il nome di Antonio Cederna non è noto a tutti. Però è grazie al suo impegno se in una città cementificata come Roma esiste una cintura di campagna che spezza l’hinterland penetrando dai Castelli fino al Colosseo, dinanzi alla quale anche il raccordo si interra: è il Parco Regionale dell’Appia Antica, una risorsa preziosissima per chi vuole raggiungere i Colli Albani senza doversi misurare col traffico intenso delle strade consolari, lungo sterrati, sentieri e strade poco frequentate.
Questo percorso, adatto sia a MTB che a bici da trekking (ci sono tratti sconnessi, sassosi, sterrati e fangosi), parte proprio dalle Terme di Caracalla per arrivare ad Ariccia, meta in odor di porchetta e romanella, già scelta dal Bernini probabilmente per questo motivo. Dal Circo Massimo prendiamo la ciclabile fino a Piazzale Numa Pompilio per imboccare via di Porta San Sebastiano, e giunti all’Arco di Druso svoltiamo a destra seguendo le mura fino alla Colombo. Questo passaggio ci permette di riprendere la ciclabile evitando il brutto tratto iniziale dell’Appia Antica, stretto e in discesa: subito dopo il viadotto sopra via Marco Polo svoltiamo infatti a sinistra in un parchetto nei pressi del punto in cui l’Almone si interra, per sbucare all’altezza della Chiesa del Domine Quo Vadis.
A questo punto, al bivio tra Appia Antica e Ardeatina possiamo scegliere la via centrale, quella che passa attraverso le Catacombe di San Sebastiano (occhio che il cancello è chiuso il mercoledì) per evitare il successivo tratto stretto e trafficato, e sbucare all’altezza della Tomba di Cecilia Metella. Un’alternativa più lenta ma forse più suggestiva è anche il Parco della Caffarella, che ci riporterà sull’Appia Antica all’altezza di via dell’Almone.
La regina viarum ci condurrà fuori dall’agglomerato urbano regalandoci scorci rustici a base di greggi di pecore e tombe patrizie, scandita da filari di pini e traverse che ci danno un’idea della distanza percorsa: via Erode Attico, Quarto Miglio, via di Fioranello. All’altezza di quest’ultima, la strada di pavé misto a basolato scompare, cedendo il passo a un sentiero sterrato un po’ più selvaggio: ci troviamo all’altezza dell’Aeroporto di Ciampino, e da qui in poi inizia una terra di nessuno dove personaggi equivoci stazionano tra i ruderi romani e i preservativi usati.
Tra una pozzanghera e un viadotto cunicolare giungiamo a Santa Maria delle Mole, dove dopo un breve attraversamento di una strada asfaltata riprende il sentiero, stavolta sassoso e in salita fino a Frattocchie: occhio al fango e alla vegetazione prepotente. La fontana di acqua frizzante alla fine del sentiero sancisce la fine dell’Appia Antica percorribile, ci ritroviamo su quel mostro che è l’Appia Nuova alla base di una lunga rampa rettilinea che porta direttamente ad Albano. Noi ci limitiamo ad attraversare la strada e a svoltare subito a sinistra in via del Sassone (SP77b) e di lì alla prima a destra, via Costa Rotonda.
In questo modo, possiamo giungere al costone sul lago di Albano evitando sia l’Appia Nuova che la via dei Laghi, percorrendo stradine residenziali tra i vigneti dove passa un’auto ogni mezz’ora. Via Castagnole di Sotto, via Spinabella, via Galilei, e qualche cartello che indica la Francigena del Sud sono la garanzia del fatto che la strada è buona per essere percorsa a piedi o in bici. L’unico problema lo abbiamo all’altezza della galleria che porta al lago: per evitarla a questo punto c’è una ripida rampetta (venti metri in senso contrario) sulla sinistra che ci porta su via Montecrescenzio e di lì in via Bruno Buozzi, la panoramica sul lago. In alternativa si può seguire la pronviciale 140 verso destra, ma è più lunga e trafficata.
A questo punto ci troviamo in quota, a Castel Gandolfo: non ci rimane che rilassarci per l’Appia (qui antica o nuova non esiste più) e sfruttare alcuni tratti di ciclabile sotto di essa che ci conducono (occhio che l’asfalto è scivoloso) fino ad Albano. Giunti ad Albano, possiamo tranquillamente proseguire dritti sull’Appia senza curarci dei cartelli che indicano Ariccia sulla sinistra: si tratta di una deviazione per evitare il centro del paese alle automobili che ci farebbe soltanto fare una discesa e una salita inutili. Il trionfale cartello di Ariccia preannuncia il celebre ponte e il duomo del Bernini. Si vede il mare a destra, i colli a sinistra, le fraschette poco avanti e la porchetta ovunque.
Per il ritorno, a meno che non si voglia provare un po’ di ebbrezza di velocità con l’Appia Nuova fino a Frattocchie, sarà opportuno seguire la stessa strada riprendendo l’Appia Antica fino a via del Casale Rotondo. Una piacevole deviazione per rendere il ritorno più vario è costituita dal Parco degli Acquedotti e Tor Fiscale: ci entriamo attraversando l’Appia Nuova e prendendo qualche centinaio di metri di via delle Capannelle, a fianco all’Ippodromo, e svoltando alla seconda strada a sinistra dopo la ferrovia, via Gamiano. Da lì rientriamo nell’Urbe attraverso scenari di bellezza incredibile, tra acquedotti, torrenti e vaste praterie, luoghi usati come set dei film di Luigi Magni e Monicelli. Cambiando regista e spostandoci su Pasolini, possiamo poi attraversare la Tuscolana e ritornare al centro per via del Mandrione. La direzione è facile da seguire, l’Acquedotto Felice ci accompagna per tutto il tragitto quasi portandoci per mano.