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Alla trattoria “La Posticciola” per il Lago del Turano

Partenza
Carsoli stazione FS
Arrivo
Rieti stazione FS
File gpx
Chilometraggio
53.4 Km
Dislivello in ascesa
420 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Regione
Fondo stradale
Le mie bici

A MAGNÀ TRA I MONTI LUCRETILI
Si tratta di un’escursione facile e affascinante, che di sicuro pone il conto calorie/ascesa in passivo, e che permette di godere di panorami appenninici senza dover faticare troppo. Insomma, montagna senza salite.
La nostra meta è Posticciola, un paesello di poche anime pochi km dopo la diga del Lago del Turano, e segue l’abusato principio del rapporto di inversa proporzionalità tra affluenza turistica e qualità dei servizi offerti.
Questo percorso fende la Valle del Turano sfruttando il solco scavato dall’omonimo fiume che, strozzato dalla diga nei pressi di Posticciola e Stipes, si ingrossa creando un lago di fascino inconsueto per essere artificiale. La lontananza dalle strade ferrate del treno e da quelle asfaltate dell’autostrada Roma/L’Aquila hanno in qualche modo preservato l’integrità di questi posti, lasciandoli come una sorta di oasi poco nota ai più, immersa nel suo immobilismo un po’ inquietante che solo le acque calme di un lago sanno dare.

La partenza del nostro itinerario è dalla stazione Carsoli, per la quale è necessaria la levataccia: solitamente, se si vuole andare lontano, l’unico treno regionale utile in direzione Abruzzo, infatti, è quello già preso (e perso) tante volte in partenza alle 7.42 dal famigerato (e male indicato – non fidatevi dei cartelli nel sottopasso, e andate nella direzione opposta!) piazzale est di Stazione Tiburtina. In alternativa, per questo percorso in alcuni giorni ne parte un altro alle 8.15, con arrivo a Carsoli alle 10.15, che viste le scarse distanze in questo caso va bene.

La strada provinciale (inizialmente via Roma, il tratto di Tiburtina Valeria in uscita da Carsoli) svolta a destra alla prima rotatoria attraversando l’A24 e inoltrandosi tra i Monti Lucretili, mentre il traffico gradualmente si dirada.
L’arrivo al lago del Turano è graduale, insinuante, silenzioso. Sulla sinistra si crea un nastro celeste che scopre anse e lascia svettare colline ripide, su una delle quali sorgono le rovine dell’antico Castello di Antuni. Dopo questa surreale parata, tocca per ultimo al paese di Castel di Tora fare la sua comparsa sul lato destro della strada, arroccato in forme minute e composte.

Passiamo il ponte sul lago per proseguire sull’altra sponda, e qui incontriamo l’unica salita dei circa 50 km, che è comunque graduale e più che fattibile. Al termine di questa, ci ritroviamo sopra la diga che ha creato il lago nel 1939. La mole del Castello di Rocca Sinibalda si staglia in lontananza.
Ancora qualche svolta e ci ritroviamo tra le quattro case di Posticciola, a una delle due estremità della diga, dove ci attende la trattoria di Elena.

Il ritorno ci offre una lunga discesa digestiva e ampi rettilinei deserti fino a Rieti, dove è possibile rilassarsi pedalando senza mani. L’unico problema per il ritorno consiste negli scarsi collegamenti in treno Rieti/Roma, che prevedono una deviazione per Terni e conseguenti tempi lunghi; oppure, ci si può appellare alle proprie abilità di convincimento (o di suscitare compassione) e chiedere a un conducente Cotral di poter caricare la bici nel vano della corriera, ma il successo non è garantito. O ancora, se ci si sente sportivi, si può optare di proseguire in bici fino a Terni, allungando di circa 35 km il percorso.

LA TRATTORIA DI ELENA “LA POSTICCIOLA” (clicca per la pagina)
Leggendo le tante recensioni di TripAdvisor, ne spicca una tra tante: “NON LASCIATEVI INGANNARE DALL’ESTERNO, DENTRO SE MAGNA FORTE!”
Se magna forte.
Mai affermazione fu più vera: il locale dall’esterno non attira certo il turismo di passaggio, presentandosi praticamente come un bar di paese. A parte il fatto che questa trascuratezza estetica è esattamente ciò che un ciclista abbondante e dozzinale cerca, l’interno è una sorpresa, un trionfo del casareccio, dove la pasta fatta in casa e messa ad asciugare ti accoglie sulle mensole del corridoio per arrivare ai (pochi – prenotate!) tavoli.
La signora Elena padroneggia la sala, recitando i menu a voce, i piatti sono pochi e bboni: fettuccine, ravioli, cannelloni, condimenti semplici e di sostanza (burro e salvia, pomodoro, ragù di carne). L’antipasto riunisce in armonia salumi, formaggi, broccoletti fritti e un’eccezionale coratella, quasi un melting pot del cercasugna, il vino è alla mescita ma buono.
Quando la signora arriva a proporci un piatto comune di abbacchio, salsicce e patate, seguito da caffè e genziana (hanno la genziana!) per digerire, ci eravamo già arresi alla sua volontà da tempo.

Sì, è vero, se magna forte.

Foto