Da Anguillara a Canale Monterano, alla ricerca della città fantasma [strada]
SULLE ORME DI UNA CITTÀ FANTASMA DIMENTICATA A MEZZ’ORA DA ROMA
Questa è una variante del più facile giro del Lago di Bracciano, con più saliscendi ed escursioni sugli sterrati. L’itinerario suggerito prevede la partenza in treno da Anguillara (3€ di regionale + 3,5€ di supplemento bici giornaliero), per costeggiare un po’ di lungolago dal lato sud, e il ritorno dalla stazione di Manziana, per accorciare il tragitto (è la più vicina a Monterano, e già così sono quasi 50 km, ma volendo si può allungare tornando di nuovo a Bracciano o ad Anguillara).
Più salite, ma una meta decisamente affascinante, una città fantasma abbandonata nel XVIII secolo dopo il saccheggio delle armate napoleoniche nel 1799. Canale Monterano, a differenza della vicina e più tetra Galeria Antica, che fu colpita da un’epidemia di peste, è stata semplicemente abbandonata dai suoi abitanti che si spostarono sul territorio più favorevole e salubre dell’attuale Monterano.
Lasciata la stazione di Anguillara, imbocchiamo via della Mainella a sinistra per poi immetterci in via Anguillarese (SP5/a) in direzione lago, a destra. Un paio di chilometri poco piacevoli e trafficati (ci sono addirittura delle timide centinaia di metri di ciclabile!), si passa il bivio per Martignano, e si giunge al borgo antico di Anguillara. Da qui una breve e ripida discesa ci conduce alle sponde del lago.
Il lungolago da Anguillara a Bracciano offre scorci molto belli e non presenta eccessive difficoltà: grossomodo la strada è infatti pianeggiante fino a quando appare l’imponente castello: a questo punto tocca salire dai 190 m del lago fino ai 350 m e più del paese, dove si consiglia una sosta ristoratrice.
Usciti da Bracciano, ci inoltriamo lungo la provinciale 493 nella Selva di Manziana, dove possiamo godere dell’ombra del bosco. Occhio alla carreggiata, che non è molto trafficata ma neanche troppo larga. Giunti a Manziana, si apre un panorama incantevole con i monti della Tolfa che precludono la vista ma non l’odore del mare, lasciandosi alle spalle la conca del lago. L’andamento altimetrico, in compenso, è nervoso e presenta vari saliscendi.
Sorpassato un laghetto artificiale usato per la pesca sportiva dove pascolano cavalli e buoi, sulla destra ci appare la deviazione per Monterano: salita. Costante, ma graduale, si può fare. Giunti al paese nuovo, adagiato attorno alla piazzetta centrale dove il bar e la chiesa si contendono i vecchietti tra sacro&profano, comincia una vertiginosa discesa: basta seguire le indicazioni per il borgo antico di Canale Monterano, armarsi di buoni freni e di preparazione psicologica al ritorno in salita.
5 km di strade semiasfaltate e sterrati su e giù tra calanche e valli ci portano lontano dalla civiltà per cullarci nell’atmosfera surreale di Canale Monterano: la strada sembra fatta essere apposta per dare l’impressione di essere arrivati a ogni curva e rimanere puntualmente delusi, per cui non vi scoraggiate, la città fantasma esiste e vale decisamente la pena dell’offroad.
Su un primo insediamento etrusco, successivamente romano, è stata impiantata una cinta muraria medievale e in seguito un borgo che è stato abitato fino al Settecento: ogni epoca ha lasciato le sue tracce, dalle tombe etrusche all’acquedotto romano, passando per la surreale struttura diroccata della Chiesa di San Bonaventura, oggi teatro di picnic di famiglie e di messe nere. Più in giù, le solfatare. La presenza di animali al pascolo, di edifici mangiati da una natura decisa a riprendersi i suoi spazi e di culti diversi contribuisce a creare un’atmosfera da Stonehenge de noantri.
A questo punto, non resta che fare qualche calcolo di orario e velocità media per non rimanere nelle campagne monteranesi col buio, ripercorrere la stradina sterrata in salita verso la civiltà (?) e raggiungere sani e salvi la stazione di Manziana.