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Da Passo Godi a Passo del Diavolo, le Porte del Parco d’Abruzzo

Partenza
Cocullo stazione FS
Arrivo
Cerchio stazione FS
Giorno di viaggio
2
File gpx
Chilometraggio
119 Km
Dislivello in ascesa
2200 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Regione
Fondo stradale
Cialtroni
Le mie bici

L’Abruzzo ha un fascino tutto particolare. Le Alpi sono belle, l’Abruzzo è affascinante, e non ci si stanca mai di amare i contorni forti e gentili di queste montagne, che ogni volta sanno tirare fuori qualche meraviglioso angolo sconosciuto. In questo percorso da 120 km da fare in due giorni la varietà di paesaggi e ricchezze naturalistiche attraversate è immensa, e ovviamente va guadagnata con il superamento di almeno due valici.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo ha infatti quattro porte prioritarie di accesso, quattro passi appenninici che custodiscono la Valle del Sangro: Passo del Diavolo (1400m), Passo Godi (1630m), Forca d’Acero (1560m) e Buon Passo (1150m), e questo itinerario attraversa i primi due, superando discrete salite in cambio di panorami incredibili. Quanto agli ultimi due, se ne parla qui, qui (per Forca d’Acero) e anche qui (per Buon Passo).
Il nostro itinerario parte dalla stazione di Cocullo, paese dell’antichissimo rito dei serpari: la sua celebrazione merita sicuramente una visita a inizio maggio. Ci troviamo già a una discreta quota (900 m circa), il che ci permette di iniziare il percorso con una piacevole (e ripida) discesa in direzione Anversa degli Abruzzi. Ed è proprio all’altezza di Anversa che occorre svoltare a sinistra per una galleria in leggera salita lunga circa un chilometro. Sarebbe proibita alle biciclette, ma il traffico è molto scarso ed è fattibile (consigliate le luci, è molto buia!).
Superato questo ostacolo logistico, ci ritroviamo sopra le meravigliose Gole del Sagittario, una sorta di mulattiera scavata nella roccia che si interpone tra la parete e il precipizio. In fondo il corso del Sagittario.
Proseguendo verso Villalago, si inizia a risalire, dapprima in maniera dolce, poi più marcata. Prima del paese incontriamo una diga che allarga in maniera suggestiva il corso del Sagittario, creando pozze blu intenso e scoscesi speroni di roccia. Ancora una rampa, e arriviamo a Villalago, paese dimenticato da dio e dalla maggior parte degli uomini, e che forse per questo conserva un certo suo fascino primigenio.
Da Villalago al Lago di Scanno parte un’insperata pista ciclabile, che i ciclisti di montagna troveranno noiosa, sicuramente poco curata e piena di buche. Il traffico è così scarso che vien voglia di imboccarla giusto per vedere com’è, ma si può proseguire sulla provinciale senza alcun rischio.
Superato il lago e la sua particolare forma a cuore, occorre prendere una decisione fondamentale: proseguire tranquillamente per Scanno, magari per una pausa pranzo, oppure affrontare 7 km di salita per visitare una delle città fantasma più affascinanti d’Italia, Frattura Vecchia.
Questo borgo fu distrutto dal terremoto del 1915, e a cent’anni precisi dal crollo della maggior parte dei suoi edifici oggi conta 19 abitanti. Squarci tra le mura e mucche vaganti, cumuli di pietre bianche che si insinuano nei cespugli e cespugli che si insinuano negli spaccati di vita quotidiana di un secolo fa (in una casa abbiamo trovato una credenza angolare da cucina e le pareti annerite vicino al caminetto). Vi si arriva da Frattura nuova attraverso un paio di chilometri di sterrato in saliscendi piuttosto scosceso.
Scanno ha un fascino innegabile, che attirò gente come Cartier Bresson. Quindi, se pensate che il fascino in bianco e nero dei suoi scatti derivi dalle atmosfere parigine alla Montmartre, vi sbagliate, la foto del ciclista e molte altre sono state scattate qui.
Usciti dal paese inizia il salitone verso Passo Godi: un’orgia di tornanti solitari, apprezzati purtroppo anche dai motociclisti che amano tagliare le curve, che ci porta a quota 1630m.
Una vallata battuta dai venti e non troppo rovinata dagli impianti sciistici ci accompagna per un paio di chilometri in pianura prima del tuffo verso il Lago di Barrea, una vertiginosa discesa in cui la temperatura cambia con rapidità.

Per passare la notte abbiamo scelto un campeggio sulle rive del Sangro, a Villetta Barrea, dove se magna bene e si incontrano cervi, cinghiali, lupi e (talvolta) orsi. Il ritorno verso l’amara civiltà romana passa per altri suggestivi borghi del Parco: risaliamo il Sangro fino a Opi e poi a sinistra verso Pescasseroli.
Da Pescasseroli in poi la SS83 Marsicana sale verso Passo del Diavolo (1400 m), salita meno dura di quella del giorno precedente ma comunque impegnativa. IL passo è dominato dal paesino semiabbandonato di Gioia Vecchio, fatto di un’immobilità placida e famiglie che cuociono arrosticini sui loro barbecue portatili. Da qui in poi c’è solo la lunghissima discesa fino a Gioia dei Marsi e la malinconia tipica di chi lascia il fresco del Parco per la rovente Piana del Fucino, e l’unica consolazione è una birra a Pescina e il vento minaccioso della Tiburtina fino alla stazione di Cerchio, poco distante.

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Foto