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I monti della Duchessa e la Val di Varri in MTB

Partenza
area industriale Spedino - Torano
Arrivo
area industriale Spedino - Torano
File gpx
Chilometraggio
66.4 Km
Dislivello in ascesa
1210 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Regione
Fondo stradale
Cialtroni
Le mie bici

Un giro impegnativo e ricco di soddisfazioni, fatto prevalentemente di strade secondarie e sentieri sterrati da crosscountry, che insieme all’estenuante andamento in saliscendi regala strade dagli scorci meravigliosi e snobbati dal traffico automobilistico, anche nei tratti su asfalto.
La zona battuta è quella dell’Abruzzo meno noto, in costante transito coi confini laziali, quella compresa tra i Monti della Duchessa e la Val di Varri, tra Borgorose e Tagliacozzo.

Ci sono due modi di arrivare alla traccia gpx: uno in treno, scendendo alla stazione di Tagliacozzo lungo la linea ferroviaria Roma-Avezzano-Pescara, e prolungare il giro di una decina di km complessivi tra andata e ritorno, facendo il solo anello con partenza da San Donato; e l’altro in macchina, magari prendendo come riferimento l’area industriale Spedino – Torano per parcheggiare, dove ci sono due succulenti punti di ristoro: il Birrificio del Borgo, e una macelleria che effettua vendita diretta, per cui è pure possibile tornare con la spesa fatta.

Da qui percorriamo qualche centinaio di metri di provinciale asfaltata per imboccare una stradina secondaria in leggera salita: passiamo sotto l’autostrada, e da qui la strada diventa progressivamente più bella, circondandosi di alture appenniniche innevate. Un paio di tornanti, e la strada si fa boscosa: una manciata di km e arriviamo ai rifugi di Cartore, da dove parte l’itinerario MTB per il Lago della Duchessa: ci troviamo a 950 m s.l.m., e di gennaio c’è troppa neve per proseguire ai duemila e rotti del lago, che affronteremo in primavera. Ai rifugi, ricavati da un paese abbandonato recuperato dalla comunità montana dei Monti della Duchessa, si può invece mangiare e dormire su prenotazione.

Ma noi torniamo indietro verso l’anello della Val di Varri: ripercorriamo a ritroso la strada verso l’area industriale e ci lanciamo in discesa sulla provinciale asfaltata, abbandonando quasi subito il suo traffico attraverso strade secondarie che attraversano paesi che paiono dimenticati dalla Storia con la esse maiuscola: l’autostrada è lì a fianco, eppure in questi borghi il tempo sembra essersi fermato, in senso antropologico tanto quanto in senso economico. E se per il turismo di chi ci abita questa non è una buona cosa, lo è per il cicloturista in cerca di tranquillità e di paesaggi genuini.

Dopo Torano, il senso di quieta desolazione aumenta: Villerose e Poggiovalle sono paesi ai quali si arriva a stento in automobile, e comunque ci si arriva solo se li si cerca: inerpicati su un costone di monte, ci regalano altro dislivello sia negativo (prima) che positivo (dopo, quando si risale sui mille metri): il silenzio assordante dei boschi è rotto solo dalle battute di caccia al cinghiale, dall’abbaiare dei cani e da qualche sparo.

Arrivati a Nesce, la strada che finora aveva alternato tratti sterrati ad asfaltati si ricompone e diventa panoramica: la Val di Varri è di fronte a noi, di fronte ci sono i paesini di Leofreni e Pescorocchiano. Saliamo ancora per imboccare la via di ritorno al giro di boa dell’anello: ci troviamo esattamente sull’altro versante dei monti costeggiati nel primo tratto, e ora pedaliamo sul versante che si apre sulla valle, più ventilato e luminoso. Passiamo così il paese di Val di Varri, tra vecchie insegne di uffici postali in disuso e abbeveratoi di animali riconvertiti in fontanelle pubbliche, e una lunga discesa ci riporta a fondo valle, passando il confine tra Lazio e Abruzzo. In questo tratto incontriamo più volte il cammino dei briganti, un trail percorribile sia a piedi che in mtb, percorrendone qualche km.

Ma occorre ancora dosare le energie: per il paese successivo, Santo Stefano, si sale di nuovo intorno ai mille, e di qui a San Donato c’è ancora (graduale) salita. E soprattutto, per riguadagnare il punto di partenza nei pressi di Torano (a meno che non si sia partiti dalla stazione di Tagliacozzo: in questo caso invece questa è l’ultima tappa del giro), occorre svalicare i 1200 metri prima di Marano dei Marsi: terre di Marsi, gente fiera e verace, che si arrocca sulle proprie posizioni.

Usciti da San Donato, seguiamo la strada in direzione del cimitero per prendere un sentiero sassoso in salita: la strada è ardua e segue tornanti ispidi, senza ripari, con panorama selvaggio e suggestivo. Ogni metro va guadagnato, anche in relazione al fondo sconnesso: ma lo spettacolo del Velino innevato una volta conquistato il passo non ha prezzo.

D’inverno, la ripida discesa per Marano è innevata e tradisce il passaggio degli animali selvatici con le orme fresche: cervi, cinghiali, lupi. O cani molto grossi. Il paese segue geometrie ardite (occhio al ghiaccio, sempre d’inverno), e asseconda l’orografia del territorio proseguendo la discesa tra case in pietra grigia. E poi ancora discesa, stavolta su asfalto: si perde quota, si guadagna temperatura. Ci approssimiamo all’A24 per gli ultimi km di provinciale in pianura, con la mente già pronta all’imminente birra da tracannare al Birrificio del Borgo.

Foto