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I sentieri del Parco di Vejo in MTB, tra Etruschi e Falisci

Partenza
La Storta stazione FS
Arrivo
La Storta stazione FS
File gpx
Chilometraggio
26.8 Km
Dislivello in ascesa
400 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Regione
Le mie bici

Un giro semplice ma divertente in MTB alle porte di Roma, che in meno di 30 km condensa sentieri affascinanti, tonnellate di storia e archeologia nonché il piacere di inzupparsi le zampe in qualche guado nostrano. Ci muoviamo infatti alle porte della Capitale, a nord della cinta del GRA, per le anguste vie del Parco di Veio, dove un tempo, prima che l’imperialismo coatto dei Romani dettasse legge, risiedevano civiltà molto più antiche e forse anche più interessanti come Etruschi e Falisci.

Per comodità, il nostro percorso inizia alla stazione FS de La Storta e finisce all’Olgiata, entrambe lungo la linea ferroviaria Roma-Viterbo, entrambe alle porte della periferia nord della Capitale, ma la distanza geografica da qualsiasi punto di Roma è tale da poter arrivare pedalando senza problemi, magari attraversando il Parco dell’Insugherata, o la Cassia vecchia se si è su strada magari prendendo la via Francigena.

Arrivati alla frazione di Isola Farnese, svoltiamo a destra fino all’antico Palazzo dell’omonima famiglia nobile, e da qui svoltiamo a U in discesa per il tornantino di via Riserva Campetti, dove in maniera ripida l’asfalto cede il passo allo sterrato. In poche centinaia di metri ci troviamo catapultati in un’altra dimensione: l’Etruria si prende la scena, la vegetazione si rinfoltisce tutto attorno a noi. Ci troviamo ora presso la Mola di Isola Farnese, dove scorrono le acque della cascata del Fosso Piordo: questo scorcio fu usato come location cinematografica di molti film e serie televisive come il “Pinocchio” di Comencini.

Superato il facile ma scenografico guado delle cascate, inizia il single track sassoso nell’Area archeologica di Campetti, un tempo territorio dei veientani, tra i primi nemici dell’Urbe in età regia. Passiamo davanti a varie tombe rupestri, in vivaci saliscendi popolati da cinghialosità immanenti, fino ad arrivare all’antica Piazza d’armi della città, situata in una posizione strategica su un’altura che domina un’ansa del torrente Cremera.

A proposito di torrenti: il Cremera va guadato, e non è una formalità come le cascate di poco fa, dove l’acqua arriva a pochi centimetri sopra i copertoni. In questo caso il guado si affronta a piedi, con le bici sollevate a mano, tra le imprecazioni e le chiare, fresche e dolci acque del Cremera, che specialmente nei giri invernali ristorano gli stanchi muscoli del ciclista. Per chi proprio ama sguazzare in luoghi umidi e nascosti, a pochi metri c’è una deviazione seminascosta per i Bagni della Regina, delle sorgenti ferrose raggiungibili a condizioni di immergersi fino alla vita.

Da single track il nostro percorso si allarga in strada bianca in via Prato della Corte. Passiamo altri tumuli come quello della Vaccareccia, a testimonianza dell’ingente quantità di reperti archeologici del Parco di Veio, e ci concediamo un’ultima tappa “culturale” prima di chiudere il nostro anello: parliamo del Ponte Sodo e dell’affascinante Cunicolo idraulico de La Selvotta, una delle tante opere di ingegneria idraulica etrusca che contraddistinguono quest’area.

L’anello può chiudersi alla stazione ferroviaria di Olgiata, oppure ritornare verso Roma attraverso la via Francigena delle bici.

Foto