Skip to main content

Il monte Terminillo e la Sella di Leonessa

Partenza
Terni stazione FS
Arrivo
Rieti stazione FS
File gpx
Chilometraggio
79.7 Km
Dislivello in ascesa
2020 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Regione
Fondo stradale
Cialtroni
Le mie bici

Una di quelle salite lunghe, dure e appaganti, da fare in giornata con partenza e ritorno a Roma col trasporto bici in treno. L’obiettivo attorno a cui ruota la traccia è il passo stradale più alto del Lazio, la Sella di Leonessa, che coi suoi 1901 metri s.l.m. offre una molteplicità di colori e vesti stagionali, tutte dominate dall’imponente mole del Terminillo, cima più alta della regione (2217m ).

Ci muoviamo a cavallo tra Umbria e provincia di Rieti, zona non felice per le connessioni ferroviarie: come molte tappe montane, qui molta della distanza è di avvicinamento alla salita vera e propria, e comporta altre sotto-salite che ci fanno arrivare alla scalata già mezzi fiaccati. In poco meno di 80km collezioniamo infatti più di 2000 metri di dislivello, a zonzo tra Terni e Rieti, attraverso una delle zone più veraci e caratteristiche dell’Appennino, fatta di patate e amatriciane.

Il nostro percorso parte da Terni, per due semplici ragioni: la prima è puramente logistica, ovvero il fatto che le connessioni ferroviarie da Roma a Terni sono dirette, mentre per Rieti occorre fare almeno un cambio (o servirsi del bus Cotral, ma il trasporto bici è subordinato alla capienza del bagagliaio e a buon cuore del conducente), e quindi possiamo iniziare a pedalare prima sfruttando al meglio le ore di luce. La seconda ragione è paesaggistica, dato che il panorama in salita dal versante leonessano offre scorci sul Terminillo che si svela lentamente tra i boschi, mentre il versante reatino è più esposto e quindi più piacevole in discesa.

Come tutti i percorsi montani e scarsamente serviti dalle linee ferroviarie, se vogliamo completare questo percorso in giornata e servendoci dell’intermodalità treno+bici occorre prevedere un lungo e affascinante avvicinamento prima di cimentarci con la salita vera e propria.

In questo caso l’avvicinamento consta di una prima salita che dal borgo industriale di Terni ci porta poco sopra il salto vertiginoso delle Marmore, una delle cascate più alte d’Europa (165 m), e di lì al tranquillo Lago di Piediluco, che vale la pena percorrere a passo tranquillo. Passato Labro, si sale, per poi salire ancora: la strada per Leonessa non regala nulla.

Passiamo così un primo valico, il Passo del Fuscello a 1150 metri, prima di Leonessa; a dire il vero è un altro e ben più interessante il confine che oltrepassiamo, quello storico tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie, che su queste montagne passava proprio qui. Abbiamo già 35 km nelle gambe, molti dei quali in salita, e il divertimento non è ancora iniziato.

Dopo una discesa che ci fa perdere qualche decina di metri di quota, entriamo a Leonessa, patria della patata e sede dell’omonima sagra. Come ogni altopiano che si rispetti, il tubero di queste zone si distingue per qualità, ed è uno dei piatti forti della vicina Tana del Lupo. Sempre da queste parti passa anche il Cammino di San Benedetto, che ripercorre le fasi (e i monasteri) della vita del Santo.

Il paesino segue geometrie geomorfologiche, addossandosi a un paio di linee convergenti in alto nella piazza centrale, che ha la vaga forma di un triangolo in fase di decollo. A rompere questi punti di fuga arditi, tra le casette in pietra e legno, il campanile della chiesa e una pizzeria a taglio, utile riparo prima della scalata.

Da qui prendiamo la turistica del Terminillo, che si inerpica nel verde boscoso lungo il corso del fiume Corno: una salita a forma di salita, lunga, serpentiforme e mutevole, che gioca sadicamente con lo sguardo del ciclista in una sorta di un vedo-non vedo del massiccio montuoso, ora nascosto dalla vegetazione ora svelato nella sua mole nerastra e minacciosa. Ci stiamo dirigendo sulla montagna dei Romani, quella cima dalle ambizioni sciistiche di chi vuole restare a due passi dalla Capitale; si potrebbe pensare a un monte gnè gnè, insapore, casalingo, e invece il Terminillo coi suoi 2217 metri può vantare forme dolomitiche e crepacci insidiosi, dentro cui si insinuano ombre perenni che danno alla sua forma un che si profondo e temibile. E quando non sono le ombre, è la neve col suo biancore a illuminarne le pendici, screziandolo in un gioco di contrasti violenti di chiaro e scuro.

Partendo da Leonessa, la salita per il passo è lunga quasi 19 km per 900 metri di dislivello: una strada poco o per niente frequentata, che rimane preda di gelate e valanghe fino a maggio inoltrato: a noi è capitato di trovarne dei pezzi invasi da frane di neve sui tornanti che ci hanno reso la vita non poco difficile, dato che avevano spaccato anche i guard rail di protezione, per cui è bene informarsi delle condizioni della strada prima di salire.

Il traguardo però è senza prezzo. E per traguardo intendiamo tutta la lunghezza della salita, non solo la Sella di Leonessa. Un paesaggio ampio e luminoso, fatto di forme imponenti e venti impazienti: uno sguardo alla conca reatina, uno indietro all’Altopiano di Leonessa e via, ci si lancia in discesa verso Antrodoco, dove pochi chilometri dopo il passo incontriamo anche un rifugio attrezzato (non sempre aperto), il “Sebastiani” del CAI di Rieti. Ancora qualche km di discesa e arriviamo tramite Lisciano a Rieti, dove ci attendono varie opzioni per il ritorno (il lentissimo treno Rieti-Terni-Roma, oppure il caritatevole bus diretto, ammesso che il conducente decida che va bene caricare le bici nel vano inferiore del mezzo).

Foto