La latteria del gatto nero a Calcata
di Daniele Lollobattista
Te ricordi quando non sapevi manco come se scriveva “recensione” e andavi a naso o #telavevadettounochec’erastato? L’assenza di segnale è salvifica per farmi riscoprire quello che (a volte) resta un po’ sopito. Sharing is caring but keep it real!!! Il pollice prensile che qui farò baluardo d’un più ampio concetto di Tatto si è fatto troppo spesso ingabbiare nella derelitta funzione di scorripagina/puntatore.
La Latteria “Il gatto nero” (clicca per il menu) è stata uno di quegli incontri che lascio decidere al caso (tanto non esiste) piuttosto che da un indice di gradimento informatico.
Diceva il pinguino guida in Fight Club: “Scivola“! Così, tra i graziosi vicoli dei borghi, mi sono lasciato scivolare alla ricerca di una ristoro guidato dai cinque sensi e da eventuali segnali premonitori. L’ora d’arrivo, in anticipo sulla normale orario di servizio del pranzo, mi ha dato modo di poter gironzolare e riposare senza fretta. Superata la piazza principale si entra dentro il borgo e nella piazzetta davanti alla chiesa del sacro nome di Gesù si ritrova un po’ tutto il paese (meno di cento anime), vuoi per passaggio, vuoi per una sosta al sole. Su questa piazzetta si affacciano vari locali tra cui “Dolci per i Dolci”: passaggio obbligatorio post pranzo per dolcetti semplicefficaci della serie minimo sforzo, massimo risultato: bruttimabuoni con mandorle e cioccolato. La cura del dettaglio che si nota è raffinata e graziosa e rende ogni abitazione o attività commerciale pittoresca.
Menù come campanelli fuori dalle taverne risuonano allegri motivetti di sagne, fettuccine, polenta. Di funghi e cinghiale squillano gli ottoni ed il basso dei secondi monta violoncellisticamente su tutta la sinfonia rendendo la mente sazia e lo stomaco ululante. Ma manca quel quid. Leggere i segni a volta aiuta: mi accorgo durante una chiacchierata amichevole al sole con gli abitanti calcatesi, incuriositi dal mezzo di locomozione pieghevole, della presenza di bei gattoni. Scatto quest’istantanea e l’appiccico sul fondo degli occhi.
E tu dove tieni nascosto il tuo spartito? Ah… ti nascondi dietro la porta? “Buongiorno…sì, guardi… ecco” Lo spartito è fuori, ma io son già dentro a parlare con il gestore. Odore di caffè nell’aria, gatti neri un po’ ovunque, toni rossi dei mobili… sì, ma ancora non sono convinto… “Si potrebbe mangiare?”, chiedo. “…sì, lo so, magari è un po’ presto (sì, alle 11 è presto, però magari sai…)” “Guardi metto l’acqua alla mezza (12:30), ma posso iniziare anche alle 12” “Ma si figuri…a dopo! 12:30 puntuale”. Fatto.
Dopo lunghe chiacchiere ciclistiche e non, saluto il gestore della Latteria e continuo il mio lento vagabondare per i vicoli. Allora leggo l’insegna. Tutto inizia a quadrare… Trovo un piccolo centro culturale adibito a concerti e mostre tutto rimesso a nuovo. La sede era l’antico granaio del paese. A conferma di ciò, l’antico prezzario del pane e della farina all’interno e madonna del grano fuori. Mostra dedicata ai Tarocchi. La questione assume risvolti “magici”…gatti neri prima, e ora tarocchi… FuriaBuia* fa le fusa anche lei… diventa un enorme micione nero. Mi distendo al sole, seduto su troni di tufo, e trovo cordilità tra i calcatesi. Il tempo passa allegro: come l’ombra di una meridiana ci spostiamo inseguando il sole che asciuga i miei indumenti madidi di sudore.
Mezzogiorno: l’aria è satura di soffritto, quello con la cipoletta finafina che s’indora sfrigolando. Mezzogiorno e mezza: trionfano odori grassi carni sugose ed arrosti. Note di rosmarino e pepe. Lo stomaco avanza le sue pretese a cotanto cibo sognante nell’aere sparso. Rientro nel locale certo di trovare le fiamme alte dei fornelli.
Mi accomodo in un tavolino vicino ad una porta-finestra che si affaccia sulla via di passaggio. Primo: polenta formaggio e funghi. Secondo: Collo di maiale alle prugne e cipolle. Il tutto irrorato da mezzolitro di rosso. Porzioni giuste, ben condite; servizio veloce. Prezzo 20€.
* FuriaBuia aka Brompton P6R nera