La scalata del Monte Guadagnolo
UN ANELLO SUI MONTI PRENESTINI PER GLI AMANTI DELLE SALITE
Un percorso ricco di strappi in salita piuttosto violenti, che regala la tranquillità di paesini fuori dalle rotte turistiche insieme a panorami suggestivi. Per uscire dall’agglomerato urbano, questo anello di circa 80 km (accorciabile spostando partenza e arrivo alla stazione ferroviaria di Zagarolo) sfrutta la neo-nata metro C e la sua possibilità di trasportare bici fino al capolinea, in maniera del tutto simile al percorso per Subiaco.
Arrivati a Monte Compatri, percorriamo un breve tratto di Casilina per svoltare a sinistra dopo poche centinaia di metri in via Acqua Felice. L’abbandono della statale porta immediatamente con sé il beneficio di qualche orizzonte un po’ più verde e un respiro più lungo. Purtroppo, però, è inevitabile sorbirsi 6 km di Prenestina (in questo tratto è sopportabile) per arrivare a Gallicano nel Lazio, e da qui in poi le cose migliorano.
Il traffico diminuisce, i boschi si infoltiscono, il dislivello si fa più vivace. Incrociamo continuamente indicazioni e tratti di via Francigena del Sud, o cammino di San Benedetto, la stessa che porterà poi nell’Agro Pontino e nel basso Lazio. La strada si fa tortuosa, scarta provinciali, le automobili si contano ormai sulla punta delle dita.
Un breve tratto panoramico ci offre la vista del colorato borgo di Casape, le cui case sembrano sovrapposte a mo’ di presepe a ridosso della vallata. Il saliscendi si fa sentire, quasi in maniera irritante. A Casape, dopo 26 km di saliscendi e falsopiano, inizia la salita vera e propria, quindi è bene prepararsi psicologicamente: subito dopo l’uscita dal paese svoltiamo a destra per località Prata, e poi subito a sinistra.
Le pendenze sono dure, con picchi oltre il 12/13%, e senza un adeguato rampichino è davvero difficile evitare di scendere dalla sella. La salita è poi strutturata in modo tale da concedere respiro solo in maniera illusoria, per poi celare nuove, ripide rampe dopo una curva; e sa farlo nel modo più paraculo possibile, ovvero servendole nel piatto insieme a panorami sempre più affascinanti. L’aria si fa tagliente, segno che l’ossigeno esiste ancora, davanti a noi la mole del Monte Guadagnolo si avvicina lentamente, e progressivamente appare il cocuzzolo quasi interamente composto da nuda roccia.
A rendere la salita ancor più impegnativa sono alcuni km di sterrato o strada sassosa dissestata, che mantiene le pendenze inalterate. Gli ultimi 3,5 km di scalata, invece, concedono paradossalmente un po’ di sollievo, con strada asfaltata e larghi tornanti dove stazionano spesso asini al pascolo. Poche centinaia di metri prima della cima – che purtroppo è in parte occupata da una base militare e antennoni che ne deturpano i contorni – c’è una svolta a sinistra per il Santuario della Mentorella, che tempo permettendo merita senz’altro una pausa.
Il nostro traguardo si trova a 1218 m sul livello del mare ed è fatto di salsicce fatte in case da Peppe. Dopodiché esiste solo una passionale discesa (a dire il vero, ci sono brevi tratti di saliscendi prima di Capranica Prenestina) verso le campagne prenestine già toccate nel corso di altre epiche magnate fuoriporta. In entrambi i casi, un posto dove i metri di ascesa si misurano in sugna e appagamento gastrico.
Una variante più leggera dell’anello consiste nel fare il giro a ritroso, dato che la salita dal versante di Capranica Prenestina è più lunga e graduale, ma bisogna prestare molta attenzione alle pendenze sopra Casape se si fanno in discesa.