Passaggio verso l’Etruria via Insugherata e Francigena [MTB]
VIA DI FUGA A NORD DEL GRA
Chi va a pedalare fuoriporta partendo da Roma sa bene che la metropoli è un mostro tentacolare che non offre fuga serena, a meno che non si scelga di caricare la propria bici su un treno regionale con trasporto bici o in macchina: le consolari romane che si espandono a raggiera dal centro oltre il Grande Raccordo Anulare sono deturpate dall’asfalto, dal cemento e dal traffico a scorrimento veloce; sono quasi tutte fattibili, certo, ma non piacevoli.
Esiste una piacevole eccezione in direzione sud, quella dell’Appia Antica, che essendo stata inclusa nell’omonimo parco archeologico regionale gode di una certa tranquillità – anche in quel caso precaria, ma è un’altra storia. A nord, invece, le cose sono molto più complicate: con la ciclabile Monte Mario un primo, timido passo è stato fatto, dato che questi cinque km ci conducono abbastanza vicini al GRA.
Ma le grandi arterie della Trionfale e della Cassia lasciano ben poco spazio ai sentieri e alle vie secondarie, e l’uscita da Roma dobbiamo guadagnarcela in mountain Bike, attraverso i sentieri sterrati e i single track del bel Parco dell’Insugherata. Dalla fine della ciclabile nei pressi di Stazione Monte Mario all’ingresso della riserva in via Augusto Conti ci sono poche centinaia di metri di strade, dopodiché una brusca discesa su un terreno accidentato ci conduce in uno scenario boscoso e inaspettatamente selvaggio, dove i sentieri sterrati sono solcati dagli zoccoli dei cinghiali e il fango si fonde con l’azzurro del cielo coprendo in alcuni punti anche le forme di cemento della città.
Tra i cespugli e la macchia compaiono con singolare casualità i cartelli della via Francigena, che indicano in chissà quale maniera ai pellegrini la direzione verso la Città Santa. Noi proseguiamo in direzione opposta fino a quando la mole del Raccordo ci si para davanti: siamo arrivati al Passaggio a Nord.
A questo punto abbiamo due possibilità: la più semplice e immediata da punto di vista logistico consiste nel seguire il sentiero della Francigena lungo una ripida rampa asfaltata in salita, che ci conduce al ponte della Cassia che scavalca il GRA; appena ci siamo resi conto che in questo modo il valico del mostro tentacolare non sarebbe avvenuto tramite sentieri, siamo tornati indietro a cercare il vero passaggio: è quello segnato nel GPS, trovato nella macchia attraverso il guado di un torrente, dopo il quale si risale una china pratosa che da lì conduce sotto il viadotto autostradale. Alla nostra sinistra una postazione Enel, qua e là greggi di pecore sparsi (occhio ai cani da pastore): segno che la campagna si è impossessata del paesaggio, strappando questo territorio alla città.
Da lì in poi possiamo anche riimmetterci su via Cassia Vecchia (occhio al GPS segnato, abbiamo trovato un cancello chiuso dopodiché siamo usciti sulla consolare attraverso un complesso residenziale dove villette a schiera di recente costruzione si abbarbicano a resti di domus romane di età augustea) fino a La Storta e Isola Farnese, il traffico è piuttosto lento e la corsia d’emergenza sufficientemente larga per pedalare in serenità. Svoltiamo a destra in via dell’Isola Farnese, e la manteniamo fino all’altezza dell’omonimo castello: qui svoltiamo ancora a destra in via Prato della Corte, dove inizia una bellissima ippovia sterrata il cui corso coincide di nuovo con la via Francigena (forse anche con l’antico corso della Cassia? A giudicare dai tratti in cui spunta fuori il basolato romano, pare di sì). Tra campi e boschi ombrosi arriviamo al secondo guado, quello del torrente Cremera, che è praticabile tramite tre o quattro pietroni, oppure bagnandosi le zampette per un mezzo metro buono se è estate.
Giunti in località Selvotta, possiamo svoltare a sinistra in via Monte dell’Ara e costeggiare per qualche centinaio di metri il corso della Cassia bis su uno sterrato poco frequentato, e alla fine di questo attraversarla sullo svincolo che le passa sopra. Dopo il cavalcavia giriamo a sinistra in via della Ficoraccia, in seguito via della Spinareta, e tornano i paesaggi agresti e le strade secondarie: stiamo risalendo il Cremera, ne possiamo sentire il gorgogliare a pochi metri sulla sinistra. Fino a via di Grottefranca possiamo pedalare di nuovo su asfalto, anche se dissestato: giunti all’altezza di Formello svoltiamo poi a sinistra nell’affascinante Valle del Sorbo, lanciandoci prima in discesa e preseguendo in pianura sulla ghiaia (occhio ai dissuasori per le automobili – a meno che non vogliate provare qualche salto) fino a guadare un’altra volta – questa volta su un ponte di legno – il Cremera.
Il Santuario della Madonna del Sorbo merita senz’altro una pausa. O anche no, se avete fame e magari volete arrivare a Calcata. A Campagnano manca poco, ricompaiono i cartelli della Francigena giusto per dire “Io c’ero, eh!” e per ingannare l’incauto ciclista-pellegrino con l’ambiguo nome di Strada delle Piane (svolta a destra), che si rivela una scalata improvvisa e piuttosto ripida.
Guadagnato il mini-valico (400 m), una discesa altrettanto vivace ci accompagna fino all’ingresso nel borgo di Campagnano. Da qui avremmo voluto proseguire per l’ippovia che attraversa la Valle del Treja fino alle Cascate di Monte Gelato e a Calcata, ma al momento è chiusa per lavori. In attesa che la riaprano, ci siamo rifatti tornando in direzione del Lago di Martignano attraverso una bella strada sterrata che conduce a Cesano Romano e al treno per il ritorno.