PellegrinAggio dal FormAggio: a Tuscania dal Pecorino Marras
Uno dei giri più celebri della rubrica “Cibo a km pochi”, in cui si compiono alacri pellegrinaggi alla ricerca di prodotti tipici a forte identità territoriale, per scoprire quel sapore che trovi solo in quella regione, perché è da quella regione che viene prodotto da sempre e a essa è indissolubilmente legato.
E visto che si parla tanto di km zero, noi cialtroni in bici ci accontentiamo di compiere km pochi, ovvero andare a cercare quei cibi che puoi raggiungere nell’arco di una giornata con mezzi onesti, treno e bici, ponendoci come limite regionale di genuinità del nostro traguardo l’autonomia chilometrica che il nostro allenamento consente.
In questo giro rilassante e gonfio di proteine attraversiamo la Tuscia dal viterbese al mare, con partenza da Vetralla e arrivo a Tarquinia. Una sessantina di km ad andamento prevalentemente discendente, senza sforzi, quasi unicamente volta a godersi i formaggi ovini dell’azienda Marras, che vengono prodotti nella campagna di Tuscania. Il percorso coincide con la tappa 14 del Gran Tour del Lazio, progetto in divenire portato avanti assieme a FIAB Ruotalibera.
Dalla stazione di Vetralla percorriamo la Strada provinciale vetrallese, un rettilineo boscoso in leggera discesa risparmiato dal traffico. La strada scorre lieta e tranquilla fino a quando avvistiamo le Torri di Tuscania, perla dell’Etruria, dove possiamo fare una sosta per un aperitivo culturale: le Basiliche di San Pietro e Santa Maria Maggiore sono una meraviglia di epoca paleocristiana, nei dintorni ci sono numerosi siti di età etrusca e preistorica, e naturalmente anche le epoche romana e medievale hanno un ruolo importante in questo borgo arroccato su una collina di tufo.
Dopo aver nutrito lo spirito e la cultura, se abbiamo dosato bene i tempi della tappa è ora lo stomaco a reclamare il suo spazio da riempire. Imbocchiamo via dell’olivo, e un paio di chilometri dopo Tuscania incontriamo prima la bella chiesetta della Madonna dell’Olivo, poi l’insegna “Azienda agricola Marras” sulla destra. Il titolare Francesco abita proprio qui, vicino alle sue greggi e ai macchinari di produzione di formaggi ovini, ed è possibile quindi citofonargli per la vendita diretta. Non staremo qui a magnificare le stagionature a 6, a 12 o a 24 mesi, né la ricottina o il primosale, o ancora la crema di pecorino in barattolo utile per la cacio e pepe: nessuna parola sarebbe sufficiente a intessere un’Ode alla Pecora abbastanza degna. Ci limiteremo a dire che Marras rifornisce ristoranti stellati, ospita visite didattiche ed è un eccellente ospite, che talvolta sa tirare fuori qualche bottiglia di vino e due fette di pane per accompagnare i suoi formaggi.
Per tornare a digerire con animo sgombro e fame di bellezze culturali, prima di ripartire verso Tarquinia possiamo fare una visita alla suggestiva Abbazia di San Giusto, un complesso monastico del XII secolo oggi parzialmente utilizzato come agriturismo e azienda agricola di erbe officinali.
Il ritorno verso la capitale dell’Etruria e la sua celeberrima necropoli, che ci appare sulle colline del primo entroterra battute dal vento marino, è una strada in leggera discesa dove troviamo un traffico leggermente più intenso del resto del percorso. Chi volesse può comunque deviare per il percorso rivisto del GTL#14, ma in questo caso il chilometraggio totale sale a un’ottantina, allungando per Montalto di Castro su strade sterrate e secondarie. Un’ultima deviazione consigliata a chi avesse tempo in attesa del treno del ritorno sono le Saline di Tarquinia, sul lungomare a circa 6 km dalla stazione ferroviaria: qui ci attende una dimensione quasi surreale, postcolonica, fatta di uccelli migratori e distese orizzontali e riflessi sui canneti.