Alla trattoria “La loggetta”, sui monti della Tolfa
SEMPRE LA SOLITA TOLFA (e meno male)
Un’escursione nel più tipico stile della concezione benesseresalumista, con una lunga salita a separarci da porzioni di cibi abbondanti e liberatorie. Il cibo va meritato, la convivialità pure. E i Monti della Tolfa sono lo scenario perfetto per guadagnarsi onori e gloria ciclistica da festeggiare con sono tintinnii di calici (o brocche, all’occorrenza) di rosso della casa.
Il Parco Naturale dei Monti della Tolfa è un complesso di rilievi nell’entroterra laziale, al limite tra collina e bassa montagna (le cime più alte non superano i 700m), fortunatamente preservato in buona parte da abusivismi edilizi e colate di cemento. I suoi territori si dividono armonicamente tra boschi di … e pascoli, dove padroni incontrastati sono le mucche tolfetane, che donano gentilmente quanto spontaneamente agli abitanti del luogo sia le saporite carni che le pelli, con le quali vengono prodotte le caratteristiche borse di morettiana memoria.
La partenza dell’itinerario è prevista dalla stazione di Santa Severa, sul litorale, collegata con la linea Roma/Civitavecchia; noi abbiamo scelto il treno che parte da Termini alle 8.32 e arriva a Santa Severa alle 9.40, in modo da avere tutto il tempo di affrontare la salita e arrivare comodamente prima dell’ora di pranzo. Del resto, l’itinerario è già stato affrontato nell’ambito di vecchi viaggi ed escursioni di una giornata.
Da qui imbocchiamo l’Aurelia per qualche chilometro: non vi spaventate, in questo tratto non è quel mostro che diventerà un po’ più a nord, c’è una larga corsia di emergenza, una ciclabile intorno all’agglomerato urbano di Santa Severa, e soprattutto dura poco, il tempo di arrivare al primo bivio a destra e imboccare la SP3/b.
Presa la provinciale per Tolfa, possiamo infatti rilassarci, il traffico diminuisce notevolmente fin quasi ad annullarsi, e davanti allo sguardo appaiono le alture che andranno affrontate. Tutto intorno, uliveti e qualche campo coltivato. Dopo qualche chilometri di andamento incerto tra la pianura, la lieve salita e la discesa, cominciamo a guadagnare quota (e a perdere sudore): il borgo di Tolfa di trova a 484 m s.l.m., ma l’andamento della strada e un paio di discese lungo il percorso accrescono il dislivello complessivo.
La salita è dapprima graduale, poi si arriva a superare qualche tornante fino a un ponte sul fiume Mignone: nei pressi, un fontanile, buoi al pascolo e qualche pozza di acqua (se è estate, un tuffo è sempre piacevole; se è domenica, occhio alle famigliole e ai picnic). Tutto intorno, alture alberate dalla cima rada.
La strada si apre su una vallata, altre mucche al pascolo, la rocca di Tolfa ci appare sulla sinistra: una breve discesa e la salita è quasi finita, restano gli ultimi 2/3 km di strappo e ci ritroviamo sulla piazza principale. Se siete in anticipo sull’ora di pranzo, si consiglia una passeggiata sulla Rocca dei Frangipane, con le sue antiche mura di una fortezza medievale in pietra, dalle quali si domina tutta la valle.
Per il ritorno, esistono tre soluzioni, a seconda dell’allenamento, delle condizioni dello stomaco e del tipo di bici:
a) proseguire verso Manziana o Bracciano, a circa 25 km di distanza: il fondo stradale è uguale a quello dell’andata, una provinciale poco trafficata, entrambi i centri sono collegati con una linea ferroviaria per Roma (Bracciano è poco più lontana ma i treni sono più frequenti rispetto a Manziana, ogni mezz’ora invece che ogni ora), l’andamento altimetrico fattibile (dopo una violenta discesa, ci sono piccoli dislivelli da affrontare, ma molto blandi);
b) tornare indietro per la stessa strada dell’andata fino a Santa Severa: qui non si rischia, salite non ce ne sono, a parte il brevissimo tratto che all’andata era in discesa. 21 km di relax e digestione fino al treno del ritorno;
c) affrontare uno sterrato che passa per Sasso, anche questo in forte discesa, consigliato per mountain bike o comunque bici resistenti.
LA TRATTORIA “LA LOGGETTA“
Il ciclista abbondante e dozzinale ha bisogno essenzialente di mangiare tanto e bene. E di non spendere cifre eccessive. Le salite servono innanzitutto a questo, a prevenire la sordida pratica dell’ingrasso del pranzo; rovesciando il discorso, un pasto sontuoso a unto serve a vanificare il blando salutismo della pedalata. La trattoria “La loggetta”, piccolo ambiente rustico ai piedi della Rocca dei Frangipane, possiede tutti questi requisiti senza bisogno di sfoggiarli.
La soddisfazione regna sovrana, e fin dagli antipasti si ha un’aggraziata metafora del karma: la fatica viene ripagata a suon di bruschette con patè di funghi che si scioglie in bocca, quattro tipi di salumi (la macelleria a fianco alla trattoria, fondata nel 1821, è già di ottimo auspicio), formaggi stagionati e non, nonché i sublimi, immancabili fagiuoli. Il rosso della casa è buono, le brocche sono quelle di una volta.
Ma passiamo ai primi: la zona lo richiede, fettuccine ai funghi e tartufo o al ragù di cinghiale. Ancora grugniscono. Nonostante l’abbondanza, è ancora forte il bisogno di lavare l’onta subìta a Calcata, così si decide di esagerare con secondi, dal cinghiale cotto nel vino rosso alle patate al forno.
A proposito di vino: era tanto, al ritorno a Bracciano m’ha fatto cascà dalla bici praticamente da fermo. E anche il gesto di lasciare a tavola le tre bottiglie di amaro abruzzese, limoncello e grappa, per quanto poco conveniente ai ristoratori, è stato sicuramente apprezzabile. Per la quantità di cose prese, 28€ a testa sono sicuramente un prezzo onesto.