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Sull’Altipiano delle Rocche, ai Piani di Pezza [MTB]

Partenza
Ovindoli/Celano stazione FS
Arrivo
Ovindoli/Celano stazione FS
File gpx
Chilometraggio
49.1 Km
Dislivello in ascesa
1070 Mt
Tipologia di percorso
Paesaggio
Regione
Fondo stradale
Le mie bici

L’Abruzzo fa sempre piagne. Un po’ per la commozione che i suoi paesaggi ruvidi e cristallini sanno regalare, un po’ per le pendenze aspre e infami che chiedono in cambio. Questo itinerario misto sterrato – asfalto è dedicato a chi ama soffrire in salita, con più di mille metri di dislivello, ma al tempo stesso presenta delle caratteristiche che lo possono rendere semplice e accessibile a tutti, a seconda del mezzo di trasporto che si sceglie per arrivarci.

Se infatti ci avvaliamo del trasporto bici sul treno, la stazione più vicina per la nostra meta, l’Altipiano delle Rocche, è quella di Celano – Ovindoli: la meta sciistica favorita dai romani è collegata con un servizio bus alla linea ferroviaria, che si trova a una ventina di km – e molti metri più in basso, nella vallata del Fucino, ma il ciclista che voglia avvicinarsi ai sentieri di questo itinerario dovrà affrontare la salita che ci arriva, fortunatamente asfaltata. Chi abbia invece la possibilità di caricare le mountain bike in macchina, potrà iniziare a pedalare già in quota, da Ovindoli, risparmiandosi praticamente tutto il dislivello indicato nella traccia gps. Sapendo però che sta barando.

Dalla stazione ferroviaria attraversiamo il centro storico di Celano, affascinante borgo castello-dotato, dove l’aria già frizzante ci accoglie preparando i polmoni alla salita. Già dopo i primi tornanti, si capisce che la montagna non scherza: i posti belli come questo vanno guadagnati, e i tornanti sembrano quasi volerli custodire effettuando una selezione all’ingresso – non vuoi soffrire? E allora resta a casa.

Accanto alla strada provinciale asfaltata, abbiamo dei brevi excursus di sentiero per MTB che tagliano alcuni tornanti, accorciando l’itinerario e al tempo stesso rendendo le pendenze ancor più impegnative. I sentieri sono ben segnalati da cartelli numerati che riportano anche distanze e destinazioni.

Obinolum, insediamento Marsicano e poi romano il cui nome richiama immediatamente il termine ovis, le pecore, è abitato fin dai tempi antichi da comunità montane dedite alla pastorizia e all’allevamento. È la prima delle località dell’Altipiano delle Rocche, una spianata tra i 1200 e i 1500 metri di quota tra i giganti innevati del Monte Velino e del Monte Sirente che attira molti turisti da Roma e dal centro Italia per gli impianti sciistici.

La salita per arrivarci, specie se scegliamo le deviazioni da MTB, è tutt’altro che blanda: fondo sassoso o sterrato, pendenze impegnative, bosco che rimane a guardarti mentre sudi.

Sorpassato il borgo di Ovindoli, dove possiamo trovare rifornimenti di acqua, cibo e un paio di negozi di assistenza bici, proseguiamo in direzione Rovere, lungo uno sterminato rettilineo in pianura circondato dalle forme solenni dell’Appennino: in questo tratto abbiamo la piacevole sorpresa di trovare una corsia ciclabile accanto alla carreggiata automobilistica, che ci evita di stiracchiarci a bordo strada in attesa dei sentieri.

Arrivati a Rovere, minuscolo paesino nel bel mezzo dell’altipiano, possiamo ricordarci della regola d’oro del Cibo Casareccio: meno afflusso turistico interesserà il posto, più genuini ed economici saranno i prodotti venduti – e a volte anche pochi chilometri fanno la differenza. Ad ogni modo, salsiccia, scamorza e vino sono tre delizie della zona, ed è difficile sbagliare da queste parti, si casca sempre bene.

Ma ora ci attende la parte più bella dell’itinerario, quella per cui siamo usciti in MTB e non con la bici da corsa – quella dalla quale possiamo anche partire, se siamo venuti in macchina e non ci andava di farci la salita da Celano a Ovindoli: la strada per i Piani di Pezza.

Questo nome curioso, che pare quasi evocare un terreno soffice e ovattato, è un gigantesco altipiano ai piedi del Monte Velino, al quale si può accedere guadagnando un altro po’ di quota da Rovere o da Rocca di Mezzo: una serie di sentieri ci riporta in salita nel bosco, il fondo è ancora asfaltato ma leggermente sconnesso, il silenzio e la pace regnano tutto intorno, disturbati solo dai latrati di qualche cane da pastore.

Tre o quattro chilometri di salita, e d’improvviso si apre il paradiso: si tratta di un paradiso dagli orizzonti piuttosto vasti e dai contorni sagomati, che ama mischiare azzurro, verde, giallo e bianco a seconda della stagione, e che fa perdere completamente il senso della prospettiva e delle distanze. Il terreno della conca dei Piani di Pezza pare effettivamente fatto di stoffa, e soltanto il bestiame al pascolo interrompe questa quieta monotonia, permettendo all’occhio di capire se si trova a cento metri o a cinque chilometri, semplicemente da quanto è piccolo quel puntino.

Dalla casupola di legno che segna l’inizio della conca parte un sentiero sterrato ad anello, che si apre con una breve discesa tecnica (occhio ai fossati scavati dall’acqua piovana!) per poi seguire un andamento pianeggiante, unendo in tal modo il piacere dei panorami montani all’assenza di difficoltà altimetrica.

Proseguiamo in questa sorta di affascinante “terra di nessuno” avvicinandoci alle falde del Velino, circondati da mandrie di buoi e mucche al pascolo, che ci scrutano curiose lasciandoci strada soltanto quando ci troviamo a pochi metri da loro. La sensazione è quella di essere ospiti, bisogna essere garbati e discreti.

Questo tratto così silenzioso e surreale compie un ampio anello per tornare alla struttura in legno, che ci rassicura ancora una volta sull’esistenza delle prospettive e delle distanze, per poi proseguire per un sentiero in saliscendi che ci evita di tornare a ritroso sulla provinciale: circumnavigate le alture dal lato opposto, infatti, dopo aver guadagnato di nuovo quota si lancia in discesa direttamente verso Ovindoli con un po’ di tornanti dal fondo sassoso che mettono alla prova gli amanti dell’offroad.

Giunti a Ovindoli dal lato dei residence, non ci resta che tornare alla stazione ferroviaria a Celano con il discesone asfaltato, appagati dalla vita del maestoso castello del borgo antico.

Foto