Sulle strade di Michele Scarponi, nelle colline di Filottrano
Un percorso per bici da strada nelle colline marchigiane di Michele Scarponi, il grande campione e vincitore nominale del Giro d’Italia nel 2011 e morale nel 2016, quando si fermò ad aspettare il compagno di squadra Nibali per faciltarne la vittoria.
Questo anello con partenza e arrivo al suo paese natale, Filottrano, è un best of delle sue strade preferite di allenamento, quelle su cui andava a farsi le gambe prima delle competizioni, quello su cui trovò una morte prematura falciato dalla violenza stradale e da un’incauta manovra del conducente di un furgone nel 2017, ed è anche il percorso dello Scarponi Day, cicloturistica organizzata ogni anno da suo fratello Marco per sensibilizzare alla tutela degli utenti vulnerabili della strada. Più che un giro in bici, un vero e proprio pellegrinaggio, in memoria di Michele e di tutte le vittime della strada – o meglio, di chi la usa in maniera violenta.
Dopo il taglio più sportivo e competitivo delle prime edizioni, in cui si chiamava Gran Fondo Scarponi, l’evento è diventato una cicloturistica aperta a tutti i tipi di gamba e di persona, per diffondere tanto il rispetto per il ciclista quanto le bellezze del territorio di Jesi, del Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi e del lago di Cingoli. La partenza e l’arrivo dello Scarponi Day sono fissati a Filottrano e si svolgono in settembre, ma volendo percorrere queste strade al di fuori dell’evento è possibile utilizzare il treno con trasporto bici (se Intercity è necessario prenotare uno dei 6 posti disponibili a treno, se regionale c’è una carrozza dedicata) lungo la linea Roma-Ancona, e scendere alla stazione di Jesi – in questo modo è possibile affrontare i cento chilometri dell’anello in giornata e rientrare a Roma senza pernottare fuori, a patto di essere allenati a sufficienza.
Il profilo altimetrico di questi 100 km è vario, nervoso e quasi poetico. Passiamo dalla valle della Rossa alle colline di Filottrano, tra abbazie abbandonate e vigneti, saliamo fin lungo le sponde di laghi preappenninici come quello di Cingoli e ci spingiamo su una deviazione a salire e ridiscendere per quella che era la salita di allenamento di Michele, la Castelletta, per poi chiudere l’anello lungo il fiume Esino lungo un rettilineo pianeggiante e tornare in salita al suo paese natale.
La prima parte del percorso è lineare e scorrevole, tra lunghi filari di viti e colline passate sui crinali, tenendosi sempre alto, mentre tutto attorno si dipana una Toscana in minore. A poche centinaia di metri dall’uscita di Filottrano sulla destra troviamo il cimitero, che è diventato un piccolo tempietto del ciclismo italiano. Foto sbiadite e più recenti, scritte e un quadernino pieno di dediche a sfidare le intemperie ricordano che l’eredità è sempre presente e viva. 5 km dopo, vale la pena deviare a destra per qualche colpo di pedale in più, e dare un’occhiata all’Abbazia di Santa Maria di Storaco, abbandonata e avvolta dal silenzioso abbraccio dell’edera.
Iniziano i primi saliscendi, prima dolci, poi sempre più netti, segno che ci stiamo avvicinando al lago di Cingoli: questo surreale specchio d’acqua ha origini umane, ed è il prodotto dell’omonima diga, un enorme manufatto di cemento che chiude la vallata che ci ritroviamo a scalare, a fianco del fiume Musone. Qui nelle Marche la geologia è immanente, e ogni anfratto, ogni pendenza e ogni corso d’acqua sembrano carichi di energia potenziale, sospesi tra gravità e vuoti ignoti.
Superate le sponde del lago, giriamo a destra all’altezza del ponte che lo oltrepassa in direzione Aprica: da qui la traccia dello Scarponi Day prende strade secondarie, a volte bianche ma comunque percorribili in bici da corsa (occhio ai dislivelli improvvisi, le colline marchigiane amano scherzare anche con le discese ripide e le curve a sorpresa!), e attraverso i vigneti di Cupramontana giungiamo a fondo valle, nei pressi del fiume Esino.
Qui il percorso ci impone una deviazione “storica”: ogni giro dedicato a un campione ha un gran premio della montagna che si rispetti, e la Castelletta era “la cima Coppi” dove Michele si allenava e dove sognava il Giro d’Italia, poi ribattezzata Cima Scarponi con tanto di monumento dell’aquila alla sua sommità. Giriamo quindi a sinistra sulla via Clementina fino a Serra San Quirico, attraversiamo di nuovo il fiume all’altezza della SP14 Senigallia Albacina, e iniziamo ad affrontare i tornanti. 7 km di scalata per poco più di 500 metri di dislivello, la Castelletta è una salita breve ma intensa, che ci lascia lì a pensare “Ah, allora è così che si allena un grande campione!”.
A questo punto ci giriamo e riprendiamo il percorso a ritroso, per allungare il passo in pianura lungo il fiume Esino, fino a Jesi. Qui la strada è leggermente più trafficata e si attraversano vari centri abitati, ma permette di tenere un passo più spedito e lineare. Gli ultimi km sono di leggera salita per tornare a Filottrano e chiudere l’anello, passando per la curva dell’incidente di Scarponi, dove un grande murales ricorda lui e tutte le vittime della violenza stradale.