GTU 5 | da Scheggino a Terni
L’itinerario GTU 5 da Scheggino a Terni si snoda lungo la Greenway del Nera per circa 51 km, seguendo il corso sereno e potente del fiume tra borghi antichi e paesaggi che cambiano lentamente, quasi volessero rispettare il passo del ciclista. È un percorso di media difficoltà, accessibile a chi ha un po’ di gamba, ma soprattutto voglia di attraversare una delle vallate più suggestive dell’Umbria, dove la natura e la storia si danno il cambio senza fretta.
Si parte da Scheggino, un piccolo gioiello di pietra incastonato tra i monti, dove l’acqua è ovunque: nei canali che scorrono tra le case, nelle fonti limpide, nel fiume che lambisce il paese. Uscendo dal borgo, si comincia subito a pedalare immersi nel verde, lungo un percorso misto tra asfalto e sterrato ben curato, sempre accompagnati dal respiro del Nera.
Il primo borgo che si incontra è Ferentillo, adagiato sulle due rive del fiume. Il borgo è noto per il suo sorprendente Museo delle Mummie: nella cripta della chiesa di Santo Stefano riposano corpi perfettamente conservati grazie a particolari condizioni chimiche del terreno. Un luogo insolito, che racconta molto della vita (e della morte) in Valnerina nei secoli passati.
Proseguendo si arriva ad Arrone, con le sue case di pietra e il profumo di forno che esce dai portoni socchiusi. La chiesa di Santa Maria Assunta ospita affreschi cinquecenteschi che sorprendono per ricchezza e delicatezza. Arrone è uno di quei luoghi che sembrano chiedere silenzio e rispetto, dove fermarsi per un caffè significa anche fare due parole con chi, quella valle, la abita da generazioni.
Ma è dopo Arrone che l’itinerario regala il suo momento più memorabile: la Cascata delle Marmore. Creata in epoca romana nel 271 a.C. per bonificare la piana reatina, la cascata è un’opera di ingegneria idraulica tra le più antiche e maestose del mondo. Il salto complessivo è di 165 metri, articolato in tre balzi spettacolari. Quando il fiume Velino viene rilasciato dal bacino superiore, l’acqua si lancia nel vuoto con una forza quasi primordiale. È uno spettacolo da vivere non solo con gli occhi, ma anche con il corpo: il fragore, l’umidità che si condensa sulla pelle, l’arcobaleno che spesso si forma tra le gocce sospese nell’aria.
L’ultima parte del percorso costeggia il lago di Piediluco, placido e riflessivo, circondato da colline che ricordano certi angoli del Trentino, ma con un’anima tutta umbra. Qui, in estate, si allenano i canottieri azzurri, approfittando delle acque calme e dell’aria pulita.
L’arrivo a Terni segna il passaggio dalla natura alla città, ma non spezza l’incanto: le ciclabili urbane, i parchi lungo il fiume, il Museo d’Arte Moderna e la storia operaia della città creano un ponte ideale tra il paesaggio e la vita quotidiana.
Questo tratto del GTU è un racconto che si scrive pedalando: ogni salita, ogni sosta, ogni respiro ha il suo posto in una narrazione fatta di silenzi, scoperta e meraviglia.