Orientamento e sopravvivenza del cicloturista all’interno di un treno regionale
Muoversi nei convogli ferroviari per il proprio sollazzo con una bici al seguito può essere un’esperienza nuova per molti, e porta necessariamente con sé tutta una serie di accortezze, un’estetica, un’etica e una pratica dello spostarsi in questo modo. Sarà dunque utile considerare una serie di vissuti e di situazioni per giungere preparati a questa scelta.
Il biglietto e i varchi
Per prima cosa, il biglietto. Oltre al vecchio biglietto cartaceo acquistabile nelle macchinette in stazione, la soluzione più pratica è ormai quella del biglietto online tramite app Trenitalia. Le biglietterie analogiche dotate di umani che ti stampano il biglietto sono ormai mitologia, trovarne aperte risulta difficile quanto trovare un dodo, quelle automatiche portano con sé il rischio di file, specie nelle stazioni maggiori, o di malfunzionamenti che possono fare la differenza tra un treno preso e un treno perso.
L’app di Trenitalia, dopo anni di disservizi in cui la bici era quasi una vergogna da tenere nascosta (“Davvero posso viaggiare con la bici?” “Sì, ma non lo dire troppo in giro”), sembra aver raggiunto un grado di sviluppo decente e funzionale. Ad oggi è possibile aggiungere la bici al seguito al proprio biglietto spuntando qui:

Il supplemento bici (che è attivo in quasi tutte le Regioni d’Italia tranne Abruzzo, Puglia, Liguria ed Emilia Romagna, dove invece è gratuito) costa 3,50€ e dura fino alla mezzanotte del giorno in cui si viaggia. Questo a meno che il nostro biglietto non costi meno di 3,50€: in questo caso basta fare due biglietti per la persona (es. 2.10€ + 2,10€); va da sé che se usiamo il treno all’andata e al ritorno, il supplemento giornaliero ci conviene qualora la somma dei biglietti di andata e ritorno superi i 3,50€.
Diverso è il caso degli Intercity, dove i posti sono nominativi e numerati sia per le persone che per le bici, e pertanto è necessario prenotare in anticipo entrambi i biglietti: il costo del supplemento bici è sempre di 3,50€, e va aggiunto al momento di inserire i dati personali nel campo verde in basso “Completa il tuo viaggio“:

A questo punto, tra le varie aggiunte di servizi di viaggio, basta seguire le istruzioni cliccando su “Viaggia con la tua bici” (attenzione alla carrozza dove sono presenti i posti bici! è opportuno prenotare un posto vicino, ché non si sa mai).

Il biglietto elettronico si convalida automaticamente all’orario di partenza del treno, e non è più necessario vidimarlo in anticipo (aggiungo fortunatamente); l’app permette di acquistarlo fino a 5 minuti prima della partenza del treno. Ovviamente, se partite da Roma Termini il QR code del biglietto dovrà essere stato fatto prima, perché sennò i varchi per i binari non li passate proprio.
Binari e stazioni
Specie nelle stazioni grandi e affollate, sapere il numero del binario in anticipo permette di evitare brutte sorprese: quando siamo con la bici al seguito, magari carica di bagagli, siamo più lenti, le barriere architettoniche incidono di più e magari il nostro binario è uno di quei maledetti trabocchetti monchi che iniziano 300 metri più in là. Ed ecco che il treno che ci illludevamo di poter prendere pelo pelo ci parte davanti, perché magari siamo stati fregati dalla struttura di una stazione che non conoscevamo.
Se per le piccole stazioni dei paesini il problema non si pone o si pone in maniera limitata, diverso è il caso per quei mostri tentacolari come Termini o Tiburtina: nel primo caso, Termini ha due binari a est lato via Marsala, 1est e 2est, e due sul lato di via Giolitti, 27 e 28, che sembrano non arrivare mai. Oltretutto è vietato pedalare in banchina, e se sei in ritardo e i zelanti addetti di Trenitalia ti intimano di scendere e portare la bici a mano, l’unica è (far finta di) essertelo scordato, o di non capire l’italiano. Nel secondo caso, quello di Tiburtina, 1est e 2est, guarda caso i binari che portano in Abruzzo (solitamente Avezzano o Pescara), sono lontanissimi e vi si accede in due modi: prendendo un lentissimo e obbligatorio ascensore, salire per la struttura orizzontale che sovrasta tutti i binari tra boutique e bar, riprendere un altro (lentissimo) ascensore fino al binario interessato, operazione che in bici può richiedere fino a 10/15 minuti se c’è gente; oppure prendere il corridoio della metro, ignorare i cartelli gialli che ti mandano nella direzione opposta e percorrere il sottopassaggio parallelo a quello della metro fino ai binari desiderati. Questi sono solo alcuni dei trucchetti di chi ha passato weekend e weekend a inseguire treni per scappare da Roma e ritrovarsi in posti tranquilli e immersi nella natura. Può quindi tornare utile sapere approssimativamente quali binari ospitano quali partenze perlomeno di solito a stazione Termini:
- 1est: Firenze
- 2est: Orte/Perugia
- 10/11/12: Frosinone/Cassino/Minturno
- 17: Frascati
- 27/28: Civitavecchia/Pisa
La linea per Viterbo e Bracciano e quella per Rieti e la Sabina le prendiamo invece da Tuscolana, Ostiense o Trastevere; i treni per l’Abruzzo, Pescara o Avezzano partono in maniera alternativa da Termini e da Tiburtina/Prenestina.
Esiste anche una bellissima app privata, “Orari treni“, che indica con una chiarezza anche maggiore dell’app di Trenitalia il binario al quale sarebbe passato quel treno, stazione per stazione, e relativi eventuali ritardi, oltre ai servizi presenti su quel treno. Questa è particolarmente utile e di rapida consultabilità per sapere a quale binario avremo quel treno, se è in ritardo e di quanto, ecc.
Il compagno controllore e il controllore mannaro
Una figura mitologica bifronte è quella del capotreno/controllore: colui che timbra il biglietto, certo, ma anche e soprattutto colui che si riserva il diritto di decidere dell’ammissibilità della nostra bici a bordo del treno (le condizioni di trasporto recitano infatti che “Il personale di bordo può non consentire il trasporto di biciclette a bordo treno nel caso in cui il trasporto sia ritenuto pregiudizievole del servizio ferroviario”, vedi nel dettaglio qui), Ebbene, dietro quel raffinato pregiudizievole c’è tutta la retorica del mettere le mani avanti che conferisce al controllore quel potere di scelta insindacabile che fa la differenza tra il restare a piedi e l’essere scarrozzati a destinazione.
Detto in parole povere, se il controllore decide che si è in troppi, puoi avere il biglietto, il supplemento, essere simpatico e magari avere una Pinarello Dogma, ma non puoi salire. Tecnicamente, il numero dei posti in rastrelliera varia da un modello di treno all’altro, di solito dai 6 ai 12, ma in pratica quando c’è un vagone o un vano per il trasporto bici te la lasciano caricare fino all’esaurimento di quel vano, anche se le bici non sono negli stalli regolari.
Mi è capitato di vedere regionali verso Priverno con 36 bici a bordo, ho visto scene apocalittiche di intere carrozze chiuse ai passeggeri perché tanto il treno era vuoto, con bici sistemate tranquillamente in corridoio, ho sperimentato innumerevoli volte l’ignorare sistematico del controllo del supplemento, addirittura esplicitato: “del biglietto bici non ti preoccupare, dai”. Ma come, l’avevo fatto! Dammi ‘sta soddisfazione! Aneddoti come questi, in cui il trasporto bici viene facilitato e le restrizioni cui è soggetto nei regolamenti ignorate, sono tutti fenomeni che si verificano in presenza del cosiddetto compagno controllore. Che ess* abbia le sembianze di un attempato signore con l’hobby del ciclismo sui Simbruini, o di una giovane pulzella appena assunta sulla Roma-Avezzano, poco importa: il compagno controllore ti capisce, ti vede con occhio indulgente, fondamentalmente non gliene frega molto se hai il biglietto o no, gli interessa più che giro hai deciso di fare e magari ti dà pure due dritte sul percorso o sulla trattoria.
Situazione completamente diversa quando ci troviamo zelanti funzionari con il regolamento affilato nel fodero, il cui sguardo si fa tagliente alla vista di un paio di ruote, che paventa addirittura sanzioni o è capace di intepretare il regolamento a modo proprio pur di creare ulteriori difficoltà al ciclista intermodale: parliamo del controllore mannaro, individuo con un’antipatia congenita per i ciclisti, al punto da inventarsi divieti anche dove non ce ne sono. Si ha conoscenza di un controllore mannaro particolarmente agguerrito che si aggirava lungo la linea Roma/Viterbo, pronto a far scendere ciclisti nonostante il treno fosse un regionale e sul sito fosse chiaramente indicato che il trasporto bici è consentito su tutti i regionali, appellandosi alla “mancanza di pittogramma col simbolo della bici sulla carrozza”; o ancora, un esemplare femmina di controllore mannaro è stato avvistato almeno due volte lungo la Roma-Orte, voce acuta e lamentosa, occhio insanguinato: una di queste volte minacciava addirittura di chiamare la PolFer per un biglietto fatto online quando si era già a bordo.
Il modelli dei treni e il carico e scarico bici
Chi deve caricare la bici su un treno regionale ha una certezza salda e immutabile: la mancanza di ogni certezza in relazione al fatto che la carrozza bici sia in testa o in coda al treno – informazione quantomeno comoda nel momento in cui ci si deve spostare per un binario lungo e pieno di gente che sale e scende in tempo utile per caricare il proprio mezzo. Neanche i capotreno o i funzionari in stazione hanno risposte certe in merito: l’unica informazione altrettanto certa è che il vagone bici è sempre quello opposto al vagone della motrice. Oh bene, e il vagone della motrice qual è? Boh, cambia sempre, a volte in testa a volte in coda. Ah grazie, utilissimo!
Questa risibile eppure incontrovertibile informazione può far guadagnare qualche secondo
Brutalismo su Binari: i posti bici
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